"iPerché" di Impaginato, risponde Cerreto: Ecco come la guida sovranista ci farà cambiare rotta


Il portavoce del Movimento Nazionale Sovranità: "Con la Lega la destra italiana può ricostruirsi"


di Francesco De Palo
Categoria: ABRUZZO
18/06/2018 alle ore 15:23

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La guida sovranista? Non per uscire dall'euro ma per contare di più nell'eurozona. I trattati europei? Da ridefinire in chiave di vantaggio per l'Italia. La destra degli ex An? Ha una straordinaria occasione di rinascita federandosi con la Lega

Sono alcune delle pillole programmatiche che gravitano attorno all'area che fa riferimento al Movimento Nazionale per la Sovranità, guidato da Gianni Alemanno e Roberto Menia, il cui portavoce Marco Cerreto ne puntualizza i tratti somatici in questa conversazione con Impaginato.it.

Perché è il sovranismo la strada da imboccare per uscire dall'impasse?

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una lenta ma inesorabile cessione di “Sovranità”, dei singoli Stati verso organismi sovranazionali, questo è avvenuto in politica, vedasi l’enorme processo di armonizzazione richiesto dai vertici dell’Ue nei confronti dei singoli Stati, che pian piano hanno dovuto per far fronte alla devoluzione di compiti e funzioni cedere pezzi di sovranità. Con il risultato che lo Stato fosse ridotto a semplice entità “regolatrice” di volontà sovranazionali. Aggiungo tra l’altro non determinate da nessuna volontà democratica. In economia è successo altrettanto con la Bce e altre istituzioni come la Bei, senza pensare anche alle forti ripercussioni sul commercio: in pochi sanno ad esempio che le grandi commodities non solo delle materie prime, come cacao, caffè, gomma, olio, cotone vengono negoziate a livello internazionale dalla Commissione europea, cioè da un ente che dovrebbe fare gli interessi non di uno stato ma di 28 stati, con le conseguenze che si possono ben immaginare. Pertanto alla luce di questo scenario, dove i vincoli Ue non consentono agli Stati autonome scelte in tema di spesa e di programmazione, la risposta sovranista, cioè di quella dottrina politica che tende a rimettere al centro la sovranità nazionale e popolare, è l’unica risposta possibile per uscire dall’impasse in cui si trova mezzo mondo non solo l’Europa.

Legge Fornero, migranti e delocalizzazioni: come implementare questi tre punti per ottenere dei vantaggi?

Penso, come del resto è stato ampiamente annunciato dal nuovo governo, che la legge Fornero potrebbe essere modificata già nel corso della redigenda legge di bilancio, e a mio avviso dev’essere portata avanti in combinato disposto con l’introduzione della flat tax, in modo da poter riformare il sistema pensionistico e favorire nuovi ingressi nel mondo del lavoro.

Infatti, se da una parte si ragiona alla famosa quota 100, si deve anche affrontare il problema di una cifra di disoccupati impressionante, soprattutto nel mezzogiorno, e a mio avviso un provvedimento come la flat tax non servirebbe solo a favorire ingressi nel mondo del lavoro ma anche a combattere la delocalizzazione , che soprattutto per le piccole e medie imprese, vedesi il caso nord est verso la Romania e la Serbia, e il caso Puglia verso l’Albania, riguarda l’altissima pressione fiscale.

Altro problema riguarda le grandi aziende, multinazionali, che spesso si occupano di ciclo di perfezionamento imperfetto che stanno in Italia fino a che conviene. In questo caso vanno azionate clausule di salvaguardia e garanzia specie quando queste ultime si presentano a fare shopping delle nostre imprese in crisi.

Sui migranti c’è da registrare la coraggiosa presa di posizione di Salvini che ha fatto esattamente quello che ha detto in campagna elettorale: bisogna proseguire in tal senso senza indugi e far comprendere che ora l'Italia è stanca di addossarsi il peso di quest’immane tragedia da una parte e dall’altra dichiarare guerra senza quartiere a chi su questo fenomeno specula.

Perché è stato utile bloccare l'accordo Ceta?

Il Ceta in realtà è passato un po’in sordina sui media e nell’opinione pubblica, sia perché i più erano concentrati sulle sorti del più pericoloso TTIP con gli Stati Uniti, sia perché l’Italia è già uno dei principali partner commerciali del Canada. In realtà il Ceta è e resta pericoloso per l’Italia perché quest’accordo che ha una natura bilaterale tra Ue e Canada. Di fatto non tutela a dovere le tipicità italiane. Basti pensare che in seno all’accordo Ceta sono tutelate solo 41 denominazioni di origine su 292, con l’evidente rischio dell’introduzione a dazio zero di quell’italian sounding che abbiamo sempre inteso combattere e che non sarebbe utile per l’Italia.

A questo aggiungo che già l’anno scorso quando mi recai in Canada, mi dissero che in previsione del fallimento del TTIP, molte multinazionali stavano trasferendo la propria sede legale dagli Usa al Canada, in modo di far entrare nel Ceta ciò che non gli era riuscito nel TTIP. Dico che non solo i sovranisti sono contrari al Ceta e non solo l’Italia lo è, ad oggi soltanto 11 paesi su 28 hanno ratificato in seno all’Ue. E per gli altri i dubbi restano tantissimi.

All'orizzonte un altro pericolo: l'accordo Mercosur con il sudamerica che potrebbe portare in Italia tonnellate di carne a bassissima qualità. Come impedirlo?

Non ritengo ci siano le condizioni in questo momento per pensare alla conclusione dei negoziati con il Mercosur, la trattativa è in forte stallo, e nonostante le dichiarazioni da ambo le parti permangono difficoltà che sembrano insormontabili. I principali problemi si hanno soprattutto per via dell’etanolo e della carne bovina, due prodotti sui quali i paesi del Mercosur, specie Argentina e Brasile, puntano moltissimo, ma che altrettanto preoccupano non solo l'Italia ma anche altri paesi come ad esempio la Polonia e la Francia. L’ultimo “round” sotto la guida paraguaiana ha fatto registrare un nulla di fatto.

Certamente lo ritengo un accordo pericoloso per l'Italia, che se da una parte potrebbe essere avvantaggiata in alcuni campi quali servizi e materiali industriali, rischierebbe di pagare un prezzo altissimo sul vitivinicolo e l’agroalimentare. Non si badi solo al settore zootecnico, il Mercosur è un colosso anche nel settore ortofrutticolo e agrumicolo, dal quale ci dobbiamo difendere, vista anche la concorrenza unionale della Spagna e dei paesi del Mediterraneo come Tunisia e Turchia.

La destra italiana a un bivio: andare oltre An o scomparire? Il 21 giugno se ne discuterà a Roma in un seminario con nomi vecchi e nuovi.

Noi del MNS stiamo predicando da tempo e a piè sospinto la necessità di ricostruire una “casa” della destra attorno a parole d’ordine quali il sovranismo che evidentemente campeggia sul nostro simbolo e a tante altre che rappresentano un patrimonio ideale e valoriale indiscutibile.

Ora vi è il tema cruciale, si ha la volontà di recuperare quell’immenso patrimonio valoriale della destra politica e renderlo di nuovo protagonista di un offerta politica destinata a ritornare alle cifre elettorali di quella che fu An? Io penso che quanti come me si sono formati alla scuola politica della destra italiana, abbiano il dovere morale e politico di provarci, andando fino in fondo alla giusta autocritica, ma lanciando il cuore oltre la speranza. Il vento c'è già, bisogna issare le vele.

Si andrà verso una federazione con la Lega?

Proprio per le considerazioni che facevo, auspico una soluzione del genere, che consentirebbe alla Lega di essere il partito guida di un grande blocco sovranista che oggi è maggioranza del paese. Tra l’altro la presenza all’interno di un alleanza federata con un blocco di destra identitario e sovranista consentirebbe a mio avviso alla federazione di crescere molto più velocemente al Sud, dove un partito come la Lega, nonostante gli sforzi di Matteo Salvini che ha voluto declinare un offerta politica nazionale recidendo qualsiasi retaggio nord separatista, sconta evidentemente un gap di presenza e di tradizione politica.

Esse potrebbero invece essere compensate da una forza come la nostra, che non solo sarebbe una garanzia in più sulla svolta nazionale della Lega, ma che sarebbe pronta a portare in dote al progetto politico in comune il grande patrimonio di visione e di conoscenza di valori di idee e di proposte che la Destra politica ha ed ha avuto per il Mezzogiorno.

Con che gradazione di sovranismo?

Non saprei con quali dosi di sovranismo tutto questo potrà essere declinato, dico semplicemente che oggi la partita del cambiamento si gioca tutta in Europa, a Bruxelles, per giocarla fino in fondo c’e’ bisogno di incidere proprio dentro l’Unione Europea. Questo non significa uscire dall’euro, ma rilanciare un ragionamento dal forte contenuto sovranista per rinegoziare alcuni trattati, per rivedere i vincoli di bilancio, per aumentare le possibilità di spesa sociale interna, di tornare ad essere sovrani per la nostra energia o la nostra agricoltura.

Dicendo chiaramente che se le richieste dell'Italia non verranno accettate, allora saremo pronti ad esercitare il diritto di veto in occasione delle votazioni sul Quadro Finanziario Pluriennale. Ecco basterebbe usare questa leva, sulla quale i poteri della commissione sono molto sensibili, per tornare ad essere protagonisti del nostro futuro.

 

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