“Il problema di fondo dello scollamento a sinistra è stato epocale: è la mancata gestione della globalizzazione e la sinistra non ha saputo parlare agli ultimi”. Da sindaco a medico: ecco la diagnosi sui mali del Pd secondo Massimo Cialente, già primo cittadino dell'Aquila e candidato al Senato in Abruzzo per volontà renziana.
Domanda. Partiamo dalla cronaca abruzzese di oggi: giusto aiutare Roma accogliendo 39mila tonnellate di immondizia in Abruzzo?
Risposta. Il problema romano qualcuno dovrà pur risolverlo: noi trattiamo quei rifiuti che poi andranno in Molise. La spesa a mio avviso è maggiore, ma Roma ha deciso così ed è una contingenza che, al di là della Raggi, si trascina da tempo perché sul tema andrebbe fatta una politica ad hoc.
D. Ma una politica di termovalorizzatori avrebbe potuto cambiare qualcosa?
R. Non so dirlo, ma è stato deciso di non farli in Abruzzo.
D. Qui intanto chiudono 4mila imprese e l'artigianato collassa: mi indica tre proposte per invertire il trend?
R. La prima cosa di cui soffre l'artigianato è l'accesso al credito che strangola il comparto, in virtù di Basilea 3. Inoltre stiamo andando incontro ad una tale trasformazione del mercato del lavoro, per cui se l'artigiano non riesce a stare al passo esce conseguentemente dal mercato. Quindi si ritorna all'esigenza di avere un finanziamento, quindi entra in gioco il sistema bancario. Oggi, specialmente per i giovani, fare impresa significa avventurarsi in un campo complesso che richiede un minimo di competenze, senza dimenticare le preziose forme di artigianato che, a fronte della stampa in 3D, sono destinate a morire.
D. Il suo nome sarà sempre legato all'Aquila per i fatti noti. Oggi è stato assolto Guido Bertolaso. Come commentare?
R. Nella vita bisogna essere leali e i miei concittadini sanno che sono una persona leale. Sapevo che Bertolaso era una persona onesta: e ciò è emerso pienamente.
D. Da cuperliano come ha vissuto questa candidatura al Senato per chiamata diretta di Renzi? Il nodo adesso è ricoagulare i democrat attorno alla segreteria del partito?
R. La crisi del Pd, che io non ho fondato, (facendo il sindaco del terremoto senza partito) si sana con un partito forte di sinistra. A maggior ragione in un momento in cui a destra c'è del razzismo. Con Cuperlo siamo rimasti dentro convinti che il Pd debba riaprirsi a tutte le componenti, tornando ad essere quella che era un'idea, difficile, ma affascinante: coagulare esperienze diverse.
D. Cosa rimprovera ai suoi colleghi scissionisti?
R. Di aver fatto quel passo prima del congresso. Non è che ogni volta che non vinco io, poi prendo il pallone e me ne vado. Si resta dentro e si apre la dialettica. Anche nel Pci sono stato minoranza, da ingraiano. Eppure ho sempre vissuto benissimo, perché in un grande partito non può esserci il pensiero unico. Adesso è chiaro che il tentativo è quello di attaccare il Pd per attaccare Renzi, non altro. Ma quando vivo con mia moglie mi guardo bene dallo sfasciare il tavolo o i vetri, perché quella è casa mia. Sto incontrando molte persone che voteranno perché ci sono io, altrimenti sarebbero usciti dal partito. Questo è un capitale di persone, di saperi, di esperienze: perché non si può stare assieme?
D. Da queste colonne l'on. Maria Amato ha detto che la sinistra dovrebbe avere il coraggio di ricucire lo strappo che c'è stato con la base: che ne pensa?
R. Lo strappo nasce sulle nuove sfide: dopo il crollo del Muro, e lo dico in buona fede, abbiamo pensato che la globalizzazione sarebbe stato il trionfo di magnifiche sorti progressive per tutti. Ma questa contingenza, ci accorgiamo ora, ha delle contraddizioni incredibili che non siamo stati capaci di gestire. Una strada complessa in cui il pensiero della sinistra, rispetto a quelle sfide, non ha retto e non c'è stato. Al punto che noi stessi difendiamo oggi lo status quo e i diritti giusti dei lavoratori, ma nessuno si è preoccupato dei diritti di quei ragazzi che rimarranno domani fuori dal sistema.
D. Si riferisce alla Riforma Fornero?
R. Sono del 1952 e ha colpito me: ma lo faccio per assicurare una pensione ai miei figli. E' una metafora per spiegare dove è stato consumato lo strappo accanto ad aspetti caratteriali di Renzi.
D. Anche guardando ai sondaggi regionali del Pd, quale crede sia il problema di fondo dunque?
R. C'è stata una grande confusione all'interno del partito, forse anche organizzativa che adesso il segretario Rapino sta sistemando. Abbiamo fatto la scelta di un profondo rinnovamento: allo stesso tempo la Regione ha fatto molto. Ma c'è un distacco tra la percezione della gente e ciò che si è realizzato, anche per via del tempo che si smarrisce con la burocrazia. Certamente si sono gettate le basi per la ripartenza dopo la crisi, ma questo Masterplan temo avrà tempi lunghissimi.
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