Un obiettivo, il mosaico di quel centrodestra a trazione liberale che deve ancora realizzare gran parte del programma berlusconiano del '94.
Uno strumento, inteso come quella lista battezzata (quasi certamente) Polo Popolare che vedrà verosimilmente assieme Fitto, Costa, Quagliariello e Zanetti.
Una certezza, ovvero che se la riforma costituzionale del 4 dicembre scorso fosse passatra, oggi non si avrebbe una legge elettorale proporzionale: pericolosa e a rischio instabilità, che fa piombare il Paese indietro di trent'anni.
E'la sintesi del pensiero di Flavio Tosi, sindaco di Verona dal 2007 al 2017, eurodeputato che dopo un passaggio che lo ha avvicinato alle posizioni renziane (come appunto sul referendum e nelle aministrative di quest'anno), ora si prepara ad una nuova avventura con la “quarta gamba” del centrodestra.
Il risultato del referendum lombardo veneto è anche figlio delle deficienze strutturali piddine?
Diciamo che le evidenzia, perché il Pd è stato irrilevante. Non si è capito se ha votato Sì o No, oppure se era per l'astensione.
È stato lo strumento corretto per affrontare la questione settentrionale?
È un segnale politico, di fatto il valore è solo quello. Un segnale diretto allo Stato con cui i veneti hanno espresso trasversalmente un forte desiderio di autonomia.
La virata verso il proporzionale non è come tornare lì dove la politica italiana ha iniziato ad ingrassare la sua instabilità?
Sicuramente sì. Ma è stata la bocciatura del referendum del 4 dicembre scorso che ha portato a questa conseguenza. Se fosse passata la riforma costituzionale avremmo un Senato quasi inesistente e come assemblea legislativa la sola Camera dei Deputati, insieme ad un sistema elettorale fortemente maggioritario, paragonabile a quello per l'elezione dei sindaci. Invece, avendo bocciato la riforma si è andati avanti verso un sistema proporzionale che renderà ancora più ingovernabile il Paese.
Cosa occorre perché anche in Italia nasca e si sviluppi un'area repubblicana moderna e davvero alternativa al Pd?
Occorre che nel centrodestra si strutturi un'offerta politica più credibile e pragmatica, che possa riportare al voto quei milioni di elettori di centrodestra che non si riconoscono nei partiti tradizionali.
Il Polo Popolare, o come altro si chiamerà, potrà rappresentare un primo nuovo seme?
Certamente. La volontà è proprio quella di fare un'operazione che ridia fiducia e speranza al popolo del centrodestra.
Su quali basi programmatiche?
Sono quelle che portarono alla vittoria di Berlusconi nel '94, periodo da cui purtroppo oggi ancora poco è cambiato. Quindi meno burocrazia, meno tasse, meno Stato, meno magistratura... Nella sostanza tutto quello che rappresenta un programma liberista.
Gaetano Quagliariello da queste colonne ha detto che solo il centrodestra ha le carte in tavolo per farsi coalizione: è d'accordo?
Diciamo che è nei fatti. Mentre il centrodestra almeno ci sta provando a riaggregarsi, il centrosinistra sta dimostrando invece di autodistruggersi progressivamente.
Dove sbaglia Salvini e dove sbaglia Zaia?
Sbagliano entrambi nell'essere troppo populisti. Salvini lo fa, ad esempio, con le sue sparate anti-euro e proponendo una Flat Tax impossibile al 15%. Zaia lo sta facendo in questi giorni chiedendo che il Veneto diventi a statuto speciale ben sapendo che qualsiasi governo non darà mai nessuna concessione in questo senso, mentre una richiesta sensata di maggior autonomia verrebbe senz'altro accolta.
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