"iPerché" di Impaginato, risponde Mario Mauro: tutta la verità su Assad, Merkel e Gentiloni


L'ex ministro della Difesa, rientrato in Forza Italia, disegna i nuovi scenari mediorientali. E sul Pd dice che...



Per dieci anni è stato il punto di riferimento italiano nel Parlamento Europeo, diventandone uno dei vicepresidenti. Ma la storia politica di Mario Mauro, in Forza Italia dal 1999 passando poi per Pdl, Scelta Civica (con cui è stato titolare della Difesa nel governo Letta) e Popolari Per l'Italia, parte dal suo borgo natìo: quel San Giovanni Rotondo sul Gargano che lo ha segnato per sempre.

Di qui la laurea in filosofia all'Università Cattolica del Sacro Cuore, presso il Collegio Augustinianum con l'adesione a Comunione e Liberazione. Politica applicata alla pratica: è autore di dieci tra pamphlet, volumi e trattati accattivanti sui temi che predilige, la scuola e la religione, come “L'Europa sarà cristiana o non sarà” (Spirali, 2004), “Compagni di Scuola: genitori, insegnanti, studenti e sindacati per le generazioni del futuro” (Ares, 2004), passando per “Il Dio dell'Europa” (Ares, 2007) e “Piccolo dizionario delle radici cristiane d'Europa” con Elisabetta Chiappa (Ares, 2007). Un uomo del mezzogiorno, capace di trasferire quell'interiorità spirituale in azione quotidiana.

Per un giorno è tornato a fare il ministro della Difesa: com'è andato l'incontro in Siria con Assad?

E'stato il culmine di una missione esauriente e complessa proprio perché non abbiamo incontrato solo Assad, bensì il Primo Ministro, il Ministro degli Esteri, quello della Riconciliazione Nazionale che tra l'altro recentemente ha visto suo figlio morire per mano dei terroristi. Poi il Governatore di Aleppo, undici esponenti tra Vescovi e Patriarchi delle chiese cristiane, il Gran Muftì di Siria e quello di Aleppo, oltre a moltissimi cittadini che ci hanno dato la loro personale testimonianza. La nostra missione ha tentato di andare oltre la vulgata di certi media, specialmente quelli nell'orbita di Al-Jazeera, per capire che dietro quella che ci viene venduta come una guerra civile c'è invece un conflitto macroregionale tra potenze rilevanti come Iran, Qatar, Arabia Saudita, Turchia.

Chi coinvolge?

Il destino delle nazioni vicine come Libano e Giordania che rischiano di vedere le proprie istituzioni democratiche spazzate via da un numero impressionante di profughi. Il solo Libano ne contiene un numero pari alla metà della propria popolazione. Ma penso anche al tema della sicurezza di Israele, ai grandi interessi legati a Stati Uniti e Russia. Un quadro che è del tutto diverso dalla versione che si cerca di accreditare, ovvero le conseguenze delle Primavere arabe dove un popolo alla ricerca della propria libertà avrebbe messo a repentaglio le sorti del dittatore. Questa nostra impressione è stata suffragata dalle testimonianze non solo di esponenti del governo, ma spesso e volentieri dell'opposizione o di realtà come le comunità cristiane che a chiare lettere ci hanno detto: non siamo pro Assad ma se il meccanismo perverso innescato dalle alleanze anche dei Paesi occidentali ha finito col farci scegliere tra Assad e Isis, è chiaro che non abbiamo avuto dubbi. Si tratta di un aspetto molto delicato: bisogna capire che la guerra siriana ha tutte le caratteristiche per diventare come quella spagnola, ovvero innescare un conflitto globale partendo da uno regionale. Proprio per questo si rende necessario impegnarsi con grande dedizione per assicurare la pace a quella latitudine. E'la ragione per cui abbiamo lavorato con un occhio al processo di Astana e a quello garantito dall'Onu con Staffan De Mistura.

Ha scritto tra le altre cose “Guerra ai cristiani” e più recentemente “Contro la croce”: che succede ai cristiani in Medio Oriente?

Vengono colpiti perché incarnano il diritto alla libertà e la convivenza pacifica di tutti: non di rado, come nella piana di Ninive, laddove i cristiani storicamente hanno rappresentato il punto di conciliazione nello scontro tra arabo-sunniti e curdo-sunniti. E'la questione di minoranza che in quanto tale, nel momento in cui viene colpita nei suoi diritti legati alla libera esistenza, vede l'avanzata di un progetto di carattere totalitario che inizia da quella minoranza ma con una parabola molto corta: e finisce per ricadere pesantemente sui diritti di un intero popolo. Non a caso Giovanni Paolo II scriveva che la libertà religiosa è la cartina di tornasole di tutte le libertà. Una leva potentissima dei diritti delle persone.

Cosa ci sarà in Germania dopo la Grande Coalizione?

Chi come me conosce con molto realismo i cristiano-democratici tedeschi, sa che in quel Paese non vi è mai stata una mitologia della Grande Coalizione: essa non è concepita come la terza via tra capitalismo e socialismo, ma come una tornata elettorale in cui mancando un vincitore chiaro si trova un accordo con l'avversario nell'interesse della nazione. Per cui nel momento in cui i numeri dicono un cosa diversa, si fa un'altra scelta. In questo senso mi permetto di dire che l'ipotetica coalizione “Giamaica”, ovvero con Liberali e Verdi, solletica non poco la fantasia istituzionale di Angela Merkel che ha sempre avuto molta attenzione sui temi ambientali e sulla matrice sociale di quei lander dell'est.

Chi rischia di più dopo il voto tedesco, Macron o Gentiloni?

Macron ha poco da rischiare, perché ha il problema di rappresentare un non luogo della politica, ovvero un episodio della vita politica del suo paese che si è potuto realizzare proprio perché innescato dal successo di Marine Le Pen. Ma di quali idee è portatore Macron? Che cos'è Macron? Sull'argomento nutro forte scetticismo e credo che alla fine si rifugerà, come tutti quelli nelle sue condizioni, in uno stantìo nazionalismo: sarà lui il sovranista vero. Nel caso di Gentiloni la questione è più seria: credo che questa legislatura abbia rappresentato da parte del Pd il manuale di come consegnare il potere a Grillo. E penso che da questo punto di vista il Pd non abbia ancora finito di stupirci.

Come ad esempio sullo ius soli?

Non solo quello. Penso al tentativo di forzatura che in questi giorni è stato fatto sulle Dat, le disposizioni anticipate di trattamento. E'chiaro che Renzi e Gentiloni pensano di chiudere la legislatura con alcuni colpi ad effetto, senza però rendersi conto che varare delle norme strampalate fa pensare che, nel caso dello ius soli, la cittadinanza invece di essere descritta come un percorso che consente l'integrazione, è una sorta di terno al lotto utile a potersi assicurare fette di rendita politica tra gli immigrati. E nel caso delle Dat mi fa onestamente pensare che il Pd abbia deciso di far fuori una delle generazioni più riottose al voto referendario.

Perché Forza Italia può essere l'argine popolare alla proposta populista salviniana?

Per via della sua natura: perché espressione della cultura del Ppe, perché questa sua capacità si è espansa senza limiti fin nel progetto del Pdl. E che anche semplicemente nel novero dei successi di Berlusconi, rappresenta secondo me un modello. Credo a Forza Italia, ma soprattutto credo ad una forza che possa tornare ad allargarsi proponendosi come casa comune di tutti i moderati italiani.

Sul Rosatellum vede reali possibilità di trovare la quadra?

Non ho dubbi sulle leggi elettorali: come tutte le votazioni che hanno implicato un voto segreto in questa legislatura esse dipendono dai tormenti interiori del Pd. Per cui se verrà approvato il Rosatellum sarà solo ed esclusivamente perché all'interno dei democrat ci sarà la capacità di far cessare la guerra fra bande. Ma più autorevolmente di me possono dare una testimonianza in questo senso Prodi, Bersani, l'abruzzese Marini, Letta e anche lo stesso Renzi.

Chiudiamo con Rimini: da sede storica del meeting di Cl a teatro, lo scorso fine settimana, del nuovo corso dei grillini. Che effetto le fa, visto che lei è nel movimento di don Giussani?

Rimini è terra accogliente, e quando si va nelle tipiche pensioni riminesi il massimo che ti chiedono è la carta di identità, non quale progetto politico hai in mente. Ciò non di meno rimane un fatto: che la montagna ha partorito il topolino. Da uno vale uno, siamo finiti a uno vale per tutti. E il resto zitti e mosca.

 

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