Il Pd d'Abruzzo? Avvitato su se stesso. Così Massimo Cialente, ex sindaco di L’Aquila, in questa conversazione con Impaginato.it, analizza la situazione del Pd abruzzese, dagli errori commessi alle possibili candidature per le prossime regionali (punta su Legnini) e chiede in sostanza la testa dei vertici regionali rei di non aver fatto nulla. “Non c’è una proposta politica, non si discute, troppe logiche di gruppi…è necessario un cambiamento profondo”.
D. Si aspetta un cambio al vertice del Pd regionale abruzzese come chiede Michele Fina?
R. Penso che in questo momento sia necessario un cambio in tutti i vertici. Il Pd ormai si è avvitato su se stesso e dopo la sconfitta elettorale va rimesso in discussione tutto. Innanzitutto, vanno messi in discussione la stessa idea del partito nonché i criteri con i quali si è andati avanti. Credo sia necessario fare un congresso vero, da fare entro l’anno, prima delle elezioni europee. Congresso che se fatto con i gazebo, vale a dire con le primarie, deve essere fatto sulla base di registri degli elettori che riordinano 15 giorni prima. Si deve sapere chi in Italia, dichiarandosi elettore o potenziale elettore del centrosinistra, chiede di partecipare a queste primarie.
D. Perché occorre un cambio passo?
R. Sì, perché è un partito completamente afasico. Sono stato chiamato in segreteria regionale per dare una mano nell’ottobre dello scorso anno e abbiamo fatto pochissime riunioni. Questo gruppo dirigente nel quale mi ritrovo da otto mesi è completamente paralizzato. La stessa cosa, secondo me, sta succedendo a L’Aquila, e lo vedo un po’ ovunque. In sede di riunione congressuale, dobbiamo riaprire nuovi quadri dirigenti, dopodiché il Pd ha una sola ipotesi di salvezza: in questo momento, proprio perché sono incartati, le tessere sono pochissime, sono state fatte con criteri anche piuttosto correntizi, credo vada chiesto a migliaia di persone, anche in Abruzzo, persone che capiscono che in questo periodo la situazione nel Paese è gravissima, di entrare nel Pd. È necessario portare forze nuove, dopodiché cosa sarà del Pd dopo il congresso, se rimane unito o andrà incontro a una scissione si vedrà in un secondo momento.
D. Quali e quanti errori sono stati commessi anche dopo il 4 marzo?
R. Non ci siamo più riuniti…non si è discusso. A L’Aquila abbiamo straperso e non si è fatta un’analisi delle sconfitte…
D. Perché crede che i territori stiano soffrendo la mancanza di collegialità del partito?
R. Perché il partito in questo momento non coinvolge tutti, vi sono ancora delle logiche di gruppi.
D. Come fermare l'emorragia di voti in uscita dal Pd?
R. Tornando a fare politica e dando dei progetti. Ad esempio sui territori, come a L’Aquila, bisognare ricominciare a fare un piano strategico. A febbraio era stato fatto un congresso unitario, tanto è vero che mi avevano invitato a ritirare la mia candidatura per partire immediatamente con un grande piano strategico ma ancora non si fa nulla, mentre la città è alla deriva. A livello regionale c’è stata una conferenza programmatica del Pd a dicembre e l’unico documento scaturito è quello che ho preparato io a proposito della città. Non c’è una proposta politica, nessuno si preoccupa più di fare politica.
D. Chi vede candidato alle regionali con più chanches, Lolli o Legnini? E perché?
R. In questo momento Legnini. Credo attualmente possa avere più capacità rispetto a Lolli poiché è una personalità nazionale di rilievo e la politica la fanno gli esponenti che hanno un grande peso politico. Ritengo inoltre possa dare un passo nuovo.
D. Come ricostruire il Pd? Magari partendo dagli spunti di Veltroni?
R. Facendo, incontrando la gente, parlando di cose e non più di persone. Ad esempio, il futuro della sanità in Abruzzo, il futuro delle infrastrutture in Abruzzo. Bisogna trovare soluzioni a breve, medio e lungo periodo, serve un grande progetto su ogni settore. Bisogna mettersi a studiare e lavorare.
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