Il punto non è soltanto l'occasione di confronto e di scontro (L'Aquila), ma il percorso che condurrà alle elezioni regionali abruzzesi.
Detto del Pd regionale che naviga verso coste frastagliate e senza idee di approdo, come ammesso dagli stessi dirigenti nazionali e locali, è nel centrodestra che si sta assistendo ad un sommovimento magmatico che punta da un lato a non smarrire lo schema di ieri e dall'altro a scommettere su nuovi scenari.
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Nel mezzo il territorio che, ci permettiamo di sottolineare, va coccolato, issato a vessillo e guardato come una stella cometa per risolvere i problemi che sono stati abbondantemente ignorati dall'amministrazione uscente.
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Quando il deputato della Lega e assessore comunale dell'Aquila, Luigi D'Eramo, dice a proposito dell'Aquila che “hanno presentato emendamenti sapendo che sarebbero stati bocciati, con un'iniziativa becera e strumentale” citando anche Nazario Pagano “uno che è stato inviato a una decina di riunioni tecniche sulla questione delle tasse, e non è mai venuto” mette il dito in una ferita che c'è e che sanguina. Compito legittimo della politica è cicatrizzarla.
Se poi l'obiettivo si sposta sul fatto che “nell'amministrare la città dell'Aquila c'è qualcuno non all'altezza, che con i suoi errori e le sue deficenze fa sì che il giudizio negativo poi ricada anche sulla Lega” allora non è una singola buca a disturbare i sonni, ma una strategia complessiva. Che, se messa in dubbio o se foriera di mancati risultati, andrà verificata così come si faceva quando comandava il pentapartito.
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Sì, la prima Repubblica, quando in occasione di svarioni o incomprensioni si fermava il gioco, così come accade nel basket, e si faceva il punto della situazione. Forse a qualcuno sta dando noia il fatto che la Lega in Abruzzo faccia incetta di nuovi ingressi, tra amministratori locali e nuove leve legate alle professioni. Ma non è certamente colpa di Bellachioma o D'Eramo.
L'attenzione va concentrata su altro: in primis, i mille dossier irrisolti che la giunta regionale di centrosinistra lascerà alla nuova amministrazione; in secundis la mortificazione di province, di aree scarsamente popolate come la Marsica, di zone come il Marrone stuprate dal fuoco e dall'incuria, dei comuni dove la ricostruzione post-sisma procede a singhiozzo, di quelle categorie produttive che alla politica ci credono ancora.
E che non andranno nuovamente deluse.
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