In Cina come in Libia, ovvero con in testa gli interessi nazionali, ma questa volta con la possibilità di una fuga in avanti perché il princiale competitor è impegnato in altre faccende interne. Emmanuel Macron sta abilmente sfruttando questo periodo di “vacatio” tedesca per mettere a segno alcuni colpi.
Angela Merkel è concentrata sulle trattative per la formazione del governo di coalizione, tra i mal di pancia della stampa locale (non più prona verso la Cancelliera) e le sfumature di Socialisti e destra.
Per cui il Presidente francese ha praticamente campo libero nel vecchio continente, anche perché Londra non è più una minaccia seria viste le quotidiane difficoltà che la May ha sia sul fronte Brexit che su quello interno.
Ecco che, quindi, Macron in Cina ha semplicemente fatto come in Libia: prima gli interessi nazionali. Chiariamoci, se l'Europa è ancora questa, senza un unico ministro della difesa, dell'economia e degli esteri allora non c'è proprio nulla di male. Ognuno deve disegnare rotte per il proprio pil, anche perché la beneficenza la fanno altri soggetti. Per cui Parigi continua con un clichè noto e consolidato (mentre altri cincischiano).
La recente visita di Macron in Cina ha avuto lo scopo di fare affari e tracciare nuove strategie francesi nel sol levante. Francia e Cina hanno firmato un accordo che prevede la costruzione da parte di Areva di un centro di ritrattamento del combustibile nucleare usato in Cina. Questo progetto colossale, provvidenziale per il gruppo francese specializzato, ha un valore di almeno dieci miliardi di euro.
Da dieci anni va avanti la trattativa tra Areva e il suo partner cinese CNNC. Macron ha annunciato il reattore EPR, costruito da EDF nel sud della Cina: sarebbe il primo EPR operativo nel mondo, finanche prima di quelli in costruzione a Flamanville (Francia) e in Finlandia.
Dal nucleare alla carne: i due paesi hanno firmato un accordo che prevede l'accesso del manzo francese al mercato cinese, risolvendo così l'embargo imposto da Pechino dal 2001 come conseguenza della crisi mucca pazza. Infine anche l'arte contemporanea al centro di questa nuova stagione di accordi, con una partnership avviata per istituire un Centro Pompidou per l'arte contemporanea a Shanghai.
Industria, commercio e cultura: Macron, al di là di come riuscirà a districarsi nel suo primo anno all'Eliseo, ha capito che per accrescere i consensi e per fare pil interno serve una nuova stagione di accordi e partnership a lungo raggio. E gli unici che oggi hanno il portafogli pieno e esigenze in aumento per via di una classe media sempre più esigente sono proprio i cinesi.
E lo ha capito proprio adesso che potrebbe iniziare l'ultimo giro per Angela Merkel, chiamata a varare probabilmente il suo ultimo esecutivo, quindi con un piglio (anche di immagine) differente rispetto al passato. Se si aggiunge che il Mediterraneo ribolle di emergenze (Siria, Libia, gasdotti) e che restando a ovest né Madrid, né Roma pullulano di statisti, allora Parigi può legittimamente aspirare ad un ruolo primario crescente.
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