Annunci, promesse, tranelli e minacce: è la Nuova Pescara, bellezza. Mica solo una questione di città messe strumentalmente contro.
La politica abruzzese non ci sta capendo più nulla: tizio fa una fuga in avanti, perché Caio e il suo clan lo segua e gli amici di Sempronio, poi, facciano muro.
Viene il sospetto, fondato a quanto pare, che sulla pelle degli abruzzesi (tutti gli abruzzesi, quindi pescaresi e aquilani) si stia giocando un'altra partita, che poco ha a che fare con nomi di nuovi circuiti urbani o agglomerati di fondi e province, che guardi solo a liste elettorali, dinamiche nazionali, potere e nemici da stanare.
Qui si sta assistendo al festival dell'approssimazione, con la foglia di fico della Nuova Pescara che maschera tutte le difficoltà di un partito, il Pd abruzzese, che ad oggi presenta mille contraddizioni oggettive.
Le lotte intestine fra i dirigenti legati alla Segreteria regionale e gli “altri” che non paiono allineati; la sufficienza con cui troppo spesso il Segretario Regionale affronta temi parecchio impegnativi che meriterebbero, forse, un altro approccio e una parola decisa senza tentennamenti tattici; i mal di pancia nella costola più sociale del Pd che ha prodotto la nascita di contenitori valoriali come Globuli rossi e Red, in palese discontinuità con la cloche fin qui deputata alla gestione di partito e circoli territoriali.
Ma i malumori del Pd abruzzese proprio nella Nuova Pescara trovano la propria summa, anche se non sarebbe intellettualmente onesto non riconoscere che partono da lontano. Da una gestione patriarcale e militare dei circoli, senza prestare orecchie e occhi alle esigenze di cittadini isolati e depressi, con una discutibile visione della sanità (premiata invece quella privata), un tema molto sentito se solo si pensa che in alcuni comuni occorrono due ore di curve e tornanti per raggiungere un ospedale degno di questo nome.
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L'Abruzzo, l'abbiamo scritto e detto tutti svariate volte, è un territorio molto peculiare con caratteristiche di un certo tipo che, quindi, necessita di altre politiche che non siano cristallizzate su annunci, frizzi e lazzi. Qui serve franchezza, forse meno cravatte e più scarponi da montagna per guardare negli occhi le persone e dire: ok, ecco cosa è stato realizzato che è per una volta più di quanto promesso (non meno).
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Perché soffiare sulla cenere e mettere contro due città e due comunità? Non sarebbe stato più saggio, in un luogo dove le ferite del sisma hanno bisogno di oli curativi e non di altro sale, stemperare le contrapposizioni e fare un discorso di merito e di visione?
Vogliono far credere agli abruzzesi che è solo una questione di nomi, ma invece dietro c'è dell'altro. Annunci, promesse, tranelli e minacce: è la Nuova Pescara, bellezza.
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