La foglia di fico della Nuova Pescara che (non) nasconde i mali del Pd abruzzese


Cambi di visione, marce indietro e tatticismi strumentali su un tema per cui, invece, i cittadini attendono chiarezza


di Lilli Mandara
Categoria: ABRUZZO
13/11/2017 alle ore 14:28



Invitato a sua insaputa. Non ne sapeva nulla il parlamentare Piddì Antonio Castricone, detto Toni, di questo convegno sulla Nuova Pescara organizzato in fretta e furia da Luciano D’Alfonso per sabato prossimo. Una quarantina di relatori, rettore politici sindaci urbanisti selezionati con cura, tra cui lui.

“Non ne sapevo nulla e non so se andrò: ho già un impegno per l’assemblea del Pd di Montesilvano e credo che lo rispetterò”. Scortesia, per non dire altro. Non a caso Castricone è legatissimo al segretario Enzo Cantagallo, quello che con due righe ha scatenato l’apriticielo sulla Nuova Pescara, semplicemente ipotizzando che se proprio si dovrà fare la mega area metropolitana, allora sarà necessario assegnarle il capoluogo di Regione. Una provocazione che servirà a tagliare le gambe al progetto e a scatenare putiferi pericolosissimi per il centrosinistra in vista della campagna elettorale.

 

SI' (DA SEMPRE) ALLA GRANDE PESCARA

“Io sono sempre stato favorevole alla Grande Pescara, anche quando D’Alfonso era contrario - chiarisce Castricone - E in merito al capoluogo di Regione, è chiaro che con una nuova città che avrà circa 200 mila abitanti occorrerà rimettere in discussione gli attuali equilibri, a prescindere dai titoli”.

Insomma, una concentrazione di residenti e di funzioni che renderà naturale, secondo Castricone, un ribaltamento di ruoli, almeno nei fatti. E non è il solo a pensarla così. “Parlando di nuove opportunità, occorre partire da quelle immediatamente realizzabili e ritengo sia giusto e naturale che la Nuova Pescara divenga il capoluogo di Regione - dice l’assessore pescarese Giacomo Cuzzi, renziano di ferro - senza campanilismi di sorta e senza voler togliere nulla all’Aquila e alla necessaria spinta che la politica deve continuare ad imprimere per il suo ritorno alla normalità e bellezza. Ritengo altresì che l'ipotesi su cui si ragiona rappresenti un passo in avanti limitato, timido, che non corrisponde appieno a quelle che sono le reali esigenze. La politica deve avere coraggio, oggi più che mai bisogna lavorare ad una fusione dei territori più ampia e coerente di quella ipotizzata. Immagino davvero una città forte che non sia la sommatoria dei residenti ma riesca ad unire la maggior parte dell'area metropolitana, superando i confini provinciali, per arrivare almeno a 250mila abitanti. Questa è la sfida”.

Una sfida che rispolvera l’originaria idea di area metropolitana, che include anche Chieti e che sicuramente non si realizzerà mai: perché se è bastata una battuta di Cantagallo per riaccendere le vecchie rivalità tra L’Aquila e Pescara, mettere insieme Pescara e Chieti e superare gli eterni campanili rappresenterebbe davvero un triplo salto mortale.

 

QUANTE MACERIE DOPO LO SCONTRO...

Lo scontro che si sta consumando negli ultimi giorni rischia così di lasciare per terra morti e feriti: Cantagallo parla a titolo personale e non per il Pd, sostengono mettendo le mani aventi D’Alfonso e i suoi fedelissimi. Ma di fatto il Pd sulla Nuova Pescara e sul capoluogo di Regione non si è mai espresso: non lo ha fatto il Consiglio regionale, che non ha ancora votato la legge sull’Aquila capoluogo, non lo ha fatto il partito, a meno che non si voglia dare peso alla riunione dei tre direttivi di Pescara, Spoltore e Montesilvano che hanno discusso della legge quando la legge era stata già presentata.

Insomma, tutta questa fretta non si giustifica dicono Cuzzi e tanti altri. Certo, Dalfy ha necessità di presentarsi alle elezioni con una freccia al suo arco, anche perché il 64% dei cittadini votanti si è espresso per il sì alla Nuova Pescara. Lontani i tempi in cui lui non credeva “alla gonfiezza di Pescara”, testuale.

 

(LEGGI ANCHE: PD: SE BERSANI CADE DALLE NUBI, IN ABRUZZO ECCO LA RESA DEI CONTI TRA FAZIONI)

Sì, di fatto tanta fretta non si giustifica, tante chiacchiere tanti convegni tanti relatori, visto che il progetto c’è, è pronto e custodito, i cittadini si sono espressi, i soldi arriveranno con la fusione e solo allora si otterrà la copertura finanziaria necessaria. Insomma, la fusione comporterà tagli ingenti alla spesa pubblica di tre Comuni, riduzione di tasse e tributi per i cittadini, maggiori finanziamenti statali e regionali per nove milioni di euro l’anno e riduzione dei costi della politica per 1,3 milioni di euro l’anno.

 

SCENARI

Ce ne sarebbe abbastanza per mettere subito il timbro, evitando inutili chiacchiere. Anche perché dal referendum sono trascorsi tre anni e mezzo e come attesta inesorabile il contatore del sito della Nuova Pescara, dall’11 settembre sono passati 158 giorni, e al momento in cui viene scritto questo articolo, 14 ore, 49 minuti e 17 secondi. Finora sono stati persi 49293633.72 euro.

L’11 settembre (del 2014) sono scaduti i 60 giorni di tempo decorsi i quali sarebbe stato possibile per il Consiglio regionale approvare la legge sulla fusione, e il contatore del sito della Nuova Pescara monitora gli euro che i tre Comuni perdono ogni giorno, ora, minuto di ritardo della loro fusione, calcolati sulla perdita secca annua stimata in 15.529.000,00 euro annui. “Ricordatelo agli amministratori ed ai politici in carica, ogni volta che vi risponderanno che non ci sono i soldi per gli asili nido, per i servizi agli anziani, per la manutenzione delle strade, per l’assistenza sociale, etc.”, ammonisce il sito.

Sì, ricordiamolo. Lasciando perdere la polemica sul capoluogo di Regione.

 

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