Il bastone e la carota. Dopo la tensione di ieri sulla manovra italiana, con il botta e risposta tra Bruxelles e Roma (Loger che spera che Tria convinca il governo a fare marca indietro, Juncker “Non vorrei che dopo aver superato la crisi greca, ricadessimo nella stessa crisi con l’Italia”, Dombrovskis "L'Italia è il Paese che più ha beneficiato della flessibilità”) ecco l'annuncio del governo: deficit al 2,4 nel 2019 ma poi scenderà. E subito questa mattina lo spread cala a 284, e Piazza Affari apre in rialzo.
Il nodo però è che mancano coperture per 20 miliardi e allora ecco spuntare la carta Moavero Milanesi per mediare con l'Ue ed evitare lo scontro che negli ultimi due giorni ha azzoppato la Borsa, con lo spread salito ieri oltre quota 300 punti (a incidere sul mercato dei Btp sono le “scommesse” dei cosiddetti shortisti e dei fondi hedge”).
La prudenza del ministro delle politiche europee, Paolo Savona, in questo senso è esplicativa: “Porterò a Roma i dubbi di Tajani”.
Ma 24 ore prima di questa semi-frenata era stato Claudio Borghi a sparare contro la moneta unica e ammiccare ad un ritorno alla lira, mentre oggi dalle colonne de La Verità lo stesso leghista propone un tutor dello spread ("Così i pirati della finanza non potrebbero più uccidere nessuno").
E aggiunge: "È ridicolo. Sono 7 anni che dico che l'Italia starebbe meglio fuori dall'euro. Ma da quando si è formata l'alleanza con il M5s ripeto che questo non è nel programma di governo. È la mia opinione, ma sono in minoranza e quindi non si fa, punto”.
Insomma, sono giorni complessi, in cui le policies grillo-leghiste vivono fasi alterne e sono in questo tratturo accompagnate da interpreti che si fanno concavi e convessi. All'orizzonte la volatilità dei mercati inquieti a causa di questa fase di incertezza.
Intanto si chiude l’asta per il 5G: l'Italia incassa oltre il 164% il valore delle offerte iniziali e del 130,5% la base d’asta. Per complessivi 6,55 miliardi di euro, circa il doppio in più delle previsioni.
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