Cosa hanno a che fare politiche sociali laburiste in antitesi al conservatorismo inglese di Theresa May (prossimo al naufragio?), con pillole di sgradevolissimo antisemitismo condite da foto provocatorie?
Il leader del laburisti inglesi, Jeremy Corbyn, gioca a scompaginare mediaticamente oppure crede davvero alle tesi che negano l'Olocausto?
Dopo essere stato raffigurato con un attivista noto per le sue tesi negazioniste, Corbyn nei mesi scorsi aveva preso parte a iniziative pro Olp in chiave anti Israele. Addirittura il premier israeliano Netanyahu in un tweet lo aveva condannato per aver reso omaggio ai militanti del commando di Settembre nero, responsabili della morte degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco.
Insomma, se il volto nuovo della sinistra sociale inglese è quello che schiaffeggia morti e pagine di nere di storia passata allora c'è davvero poco di che rallegrarsi, anche perché a questo punto in dubbio non sono più solo le strampalate tesi che vorrebbero, per dirne una, un'università gratis per tutti e altre prebende simili.
I casi di scontro con la comunità ebraica non sono mancati negli ultimi mesi. Il primo risale allo scorso luglio, quando la deputata laburista Margaret Hodge ha detto che Corbyn “ha scelto di trasformare il Labour in uno spazio ostile agli ebrei”.
Due settimane dopo ecco gli strali dell'ex rabbino Jonathan Sacks che lo ha paragonato nientemeno che all'ex deputato britannico razzista Enoch Powell. Non solo Corbyn non ha gettato acqua sul fuoco, ma non ha costruito un minimo dialogo con la comunità ebraica, anzi, non ha nascosto le sue simpatie per soggetti molti vicini alle fronte più violente che fanno capo a Settembre nero. Il tutto incorniciato nella non più clamorosa impasse in cui si trova il Medio Oriente, con lo scontro Teheran-Tel Aviv e quello tutto intestino dopo il caso della sede diplomatica americana a farla da padrone.
Intanto così facendo è finito tra le breaking news di mezzo mondo, ammette più di qualcuno che conosce bene le cose inglesi. Il suo obiettivo forse era proprio quello, nei giorni in cui apre di fatto ad un secondo referendum sulla Brexit, tutto da valutare per via dei rischi su elezioni anticipate.
Ecco, le maledette urne che tornano a essere bussola per dichiarazioni e strategie, come se curare idee e progetti fosse solo scomodo contorno...
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