Carne di manzo a prezzi stracciati proveniente dai paesi del sudamerica. E'uno dei passaggi (salienti) dell'accordo Mercosur, che sta allarmando gli allevatori europei, specialmente italiani. Il motivo? Temono che i paesi dell'Ue possano essere invasi da carne a prezzi molto competitivi e di ovvia mediocre qualità.
“Sbagliano”, sostengono i tifosi dell'accordo, sottolineando che si incrementerà l'interscambio verso un mercato dalle grandi potenzialità. Ma Confagricoltura e Coldiretti non smettono di lanciare Sos in serie per i prodotti italiani, tra l'altro poco attenzionati dagli europarlamentari nostrani che, per dirne una, hanno detto sì all'olio tunisino senza dazi.
Secondo l'Ue l'accordo porterebbe in dote nuove possibilità di crescita ad entrambe le parti perché il Mercosur rappresenta il decimo mercato per l’euroexport e quindi cassare quei dazi sui settori automobilistico, farmaceutico, chimico e tessile, porterà un plus a Pmi e consumatori. Di contro moltissime associazioni di categoria ribadiscono il rischio di una possibile invasione di carne brasiliana in Italia e, più in generale, per gli effetti negativi sul Made in Italy.
Una fra tutte Unaitalia, l’associazione di categoria che tutela e promuove le filiere agroalimentari italiane delle carni e delle uova, a gran voce chiede più attenzione su una previsione molto svantaggiosa: stima che il settore avicolo europeo possa perdere più di 150 milioni di capi prodotti nell’Ue, ovvero l’equivalente della produzione annuale di polli da carne del Belgio.
A parole, sino ad oggi, tutti invocano un accordo che rispetti le singole specificità nel quadro generale di un interesse europeo ma poi nei fatti si registra una certa accondiscendenza supina.
Non solo in Italia, ma anche in Olanda c'è chi chiede più attenzione come Greenpeace Olanda secondo cui l'accordo Ue-Mercosur mette a rischio i consumatori e l'ambiente perché “in cambio di carcasse, e per facilitare l’export dei colossi europei dell’auto, si allenterebbero i controlli sulla carne aumentando le quote di importazione”.
Ma attenzione, oltre alla carne ecco la partita che riguarda la soia, che rientra nell'abbattimento dei dazi, da cui l’Europa ricava ben il 94% della farina.
Un mese fa era stato il ministro dell'Agricoltura, Gian Marco Centinaio, a chiedere "modifiche sostanziali'' al Ceta, al fine di tutelare le eccellenze italiane, sulla scia di quanto osservato in precedenza da Federalimentare, l'associazione che rappresenta l’industria italiana degli alimenti e delle bevande, che chiedeva all'Ue di fermare il negoziato su Mercosur e Nuova Zelanda.
Delle due l'una: o si fa la media tra pro e contro e, dati alla mano, si decide; oppure domani non ci si potrà dolere se il succo della produzione italiana subirà un danno irreparabile.
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