Né fredda, né calda: la nuova guerra che si gioca nel Mediterraneo


Mosca si prepara alla più grande esercitazione anti Nato del secolo, con 300mila uomini e 1000 aerei. Sullo sfondo la Siria e l'Ue



C'è un'accelerazione nelle strategie legate alla supremazia nel Mediterraneo da parte delle super potenze. Mentra la Cina è concentrata nel progetto economico-politico denominato Via della seta e gli Usa premono su Cipro e Egitto (con Exxon e Apache) per giocare da protagonisti la partita del gas, Mosca sceglie la via miltare. 

E si prepara alla più grande esercitazione anti Nato del secolo, con 300mila uomini e 1000 aerei impegnati nella manovra "Vostok-2018" che partirà tra pochi giorni.

La mossa si inserisce in un duplice quadro: la Nato si “sposta” sempre più a est con le installazioni radar in Polonia e con l'ultima mossa tattica di inviare mezzi e uomini Usa dalla base turca di Incirlik (mollata per la crisi con Erdogan) a tre nuovi hub militari in terra di Grecia.

Per cui Mosca vuole controllare sia il quadrante mediorientale con la partita in Siria, che quello Mediterraneo con i nuovi gasdotti e i giacimenti appena scoperti dall'Eni in Egitto e Israele (Zohr e Noor).

Sul versante siriano ecco la novità di una flottiglia di almeno 10 navi schierate sulla costa siriana: si tratta del raggruppamento più ingente dall'inizio del conflitto siriano ad oggi. Pare che lo speaker del ministero della Difesa russo, il generale Igor Konashenkov, abbia espresso la preoccupazione del governo per un possibile attacco missilistico da crociera americano alle forze del governo siriano.

Il dispiegamento russo in Siria consiste nell'incrociatore Marshal Ustinov, nella nave anti-som Severomorsk, in tre nuovissime fregate, con una motovedetta, tre piccole navi missilistiche e due sottomarini classe Kilo.

Era dai tempi della guerra fredda che non si vedeva nel mare nostum un tale schieramento di navi militari, anche se nel 2016 le due più grandi imbarcazioni russe si erano messe alla testa di otto navi proprio per l'inizio delle manovra siriane.

Un doppio campanello d'allarme che si compone accanto alla mina vagante della lira turca, che sta togliendo il sonno anche alla Cancelliera Angela Merkel, al lavoro per un possibile piano Marshall per Ankara.

La possibile destabilizzazione in Turchia, assieme all'asse anti iraniano che Tel Aviv e Washington hanno in pancia, porta il Mediterraneo a diventare nuovo terreno di un aspro scontro tra titani, dove la parola d'ordine è legata a mosse, contromosse e possibili fughe in avanti.

Una gigantesca (e pericolosa) partita a scacchi dove, al posto di pedoni e cavalli, ci sono droni e firewall.

 

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