Da “figura marginale nel centrodestra” a unico competitor accreditato, certificato anche da un sondaggio che lo dà vicinissimo alla favorita Marcozzi del M5s.
Fabrizio Di Stefano non ci sta a vedere il centrodestra abruzzese buttare al vento l'occasione di tornare a vincere, dopo la parentesi dalfonsiana. Per cui ragiona liberamente, e senza preconcetti, su come la coalizione stia vivendo una fase di protagonismo mediatico ma senza però trofei in bacheca.
L'occasione è il vertice semi-segreto convocato dall'on. Martino pochi giorni fa, in cui è stato fatto il punto tra gli alleati, ma con altre stilettate che di coalizione sanno davvero poco. Sul tavolo l'incognita sia del doppio ruolo della Lega (ha in mano due carte di alleanze diverse), sia della deriva che sta prendendo il fu Pdl, con qualcuno che non ha capito che “gli avversari non sono all'interno del centrodestra”
Domanda. L'on. Martino vede Di Stefano come “figura marginale” nella corsa alle regionali, nonostante un sondaggio dica il contrario. Quali sono le reali motivazioni?
Risposta. O forse lo vede come l'unico competitor...Mi fa piacere comunque essere considerato così degno di attenzione dal momento che i suoi pronunciamenti sono sempre sul mio nome: evidentemente vuol dire che un peso ce l'ho.
D. La nuova proposta del forzista verte sul voler puntare su un candidato giovane: che segnale dà all'esterno?
R. Sospiri, Di Primio, Febbo, Gatti: prima andavano bene, tutti tranne il sottoscritto. Oggi nessuno di questi corrisponde più all'identikit del candidato governatore vincente per il centrodestra. Quindi nomi che sono stati già tutti rottamati, forse un'abitudine che gli deriva dalle sue vecchie frequentazioni leopoldiane. Ma se ha cambiato opinione su di loro, spero che possa cambiarla anche su di me.
D. L'accusa anche di non essersi tesserato...
R. Capisco che, avendo fatto la tessera solo dopo essere stato eletto deputato, quindi qualche settimana fa, non conosca bene le regole del partito. Mi fa piacere questa sua appartenenza, che forse fino a ieri non aveva, personalmente da consigliere regionale e deputato sono stato forse l'unico in regola con i contributi al partito. Lo invito a verificare. Ma non è questo il punto in fondo.
D. Quale allora?
R. Oggi, a fronte di un centrodestra che non mi pare sia unito e la vicenda Agir lo dimostra, si affronterà una competizione elettorale che vede favoriti i cinquestelle. In Abruzzo si contano numerosi i danni provocati dalla sinistra di D'Alfonso, ostinato anche nel non volersi dimettere. Tra l'altro il M5s è favorito sia dalla delusione dell'elettorato di sinistra, sia dal fatto che non hanno poi bisogno di grandi confronti interni per decidere i loro candidati: stanno facendo camminare la famosa piattaforma Rousseau e faranno rapidamente sintesi. Noi invece non abbiamo capito che gli avversari non sono all'interno del centrodestra, ma fuori. Per fortuna noto che le parole di Martino sono isolate. Un errore invece escludere dal vertice di sabato l'Udc, che qui conta ancora.
D. Anche la Lega è perplessa. Bellachioma ha commentato: "Ci siamo seduti e abbiamo iniziato a buttare le basi ma non ci siamo fidanzati". Che ne pensa?
R. Penso che in poche parole abbia tracciato una sintesi. Si è dimostrato con il governo che la Lega può fare anche una scelta diversa da quella naturale del centrodestra. Oggi, quindi, esiste uno scenario regionale dove il centrodestra può andare unito, come io auspico, o dove la Lega può dar vita ad altro schema. Ma se i rapporti dovessero continuare a non essere idilliaci allora è lecito pensare che le conoscenze si tramuteranno in fidanzamenti e i fidanzamenti in matrimoni.
D. Intanto il governatore ligure Toti invoca un'apertura al civismo...
R. Seguo con interesse ciò che con molto acume propone Toti. Addirittura ha messo su in Liguria un movimento per raggruppare espressioni civiche, che non vuol dire per forza quel nuovo tanto citato, ma solo aggregare persone che non si riconoscono nei partiti attuali. Lo stesso Toti, da vertice di Fi, propone un'aggregazione civica. Come strategia politica lo ha ben applicato, ma come strategia politica lo hanno dimostrato ad esempio in Molise le liste di centrodestra che accanto ai 4 partiti hanno schierato ben 5 liste civiche di appoggio che hanno toccato quasi il 20%.
D. In Abruzzo chi dà le carte sembra voglia chiudere al civismo: è così?
R. Chi non è radicato sul territorio è evidente che teme qualunque novità si palesi al di fuori dei partiti e senza il suo controllo. Invece chi è forte e conosce a menadito i territori, comprende che i partiti oggi hanno difficoltà oggettive e che tali nodi potranno essere sciolti solo grazie al supporto del civismo. Oggi non c'è più il grande leader che trascina voti e consensi, per cui va recuperata imprescindibilmente la componente dei territori. Proprio in Abruzzo Forza Italia non dovrebbe far mancare considerazioni di questo tipo, perché alle ultime elezioni amministrative ad Avezzano e San Salvo i sindaci hanno vinto senza una sola lista di partito a sostegno, ma con le civiche.
D. Che significa?
R. Conoscendo il territorio, sono portato a pensare che abbiano fatto una scelta di tipo territoriale e strategica, senza per questo rinnegare la propria appartenanza. Ma facendo un'opzione che si è rivelata vincente.
D. Qualcuno nella nuova Forza Italia non ha capito che la leadership nazionale è cambiata?
R. Gli scenari andranno letti senza fossilizzarci sui passaggi elettorali, ma prestando ascolto ai sussurri dei singoli ambienti che ciascuno frequenta. Indubbiamente la Lega ha saputo parlare a genti e territori, ma non alla pancia o allo stomaco del paese: bensì al suo cuore.
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