“Se dopo un bagno o una passeggiata sotto gli ulivi qualcuno vorrà fare del turismo spaziale...”
Non è una fake o una promessa elettorale, ma la battuta seria fatta da mister Virgin, al secolo l'imprenditore Richard Branson.
Uno che "qualcosa" nella vita ha fatto, avendo fondato quel colosso che dà lavoro a 35mila dipendenti che, tra le altre cose, ha l'omonima etichetta discografica oltre a 400 tra attività, controllate e partecipate. Ora ha messo nel mirino un nuuvo strabiliante obiettivo: l'aerospazio.
Per questa nuova avventura ha scelto un'azienda sui generis: la pugliese hi-tech Sitael il cui padre putativo è un visionario di nome Vito Pertosa, proprietario del gruppo Angel. Non solo leader nell’elettronica, nell’aerospazio e nelle applicazioni software, ma capace tra le altre cose di collaborare con l'Agenzia Spaziale Europea per i nuovi mini satelliti made in Italy, di costruire treni e metropolitane per metropoli in Usa, Cina e Turchia, di fare insomma quel passo 4.0 che, a maggior ragione nel Mezzogiorno d'Italia, rappresenta il jolly che serve come l'aria all'imprenditoria italiana.
Sitael è la più grande compagnia spaziale di proprietà privata in Italia che guida lo sviluppo del settore dei piccoli satelliti, con 351 dipendenti e quattro sedi in Italia. In quella pugliese, a Mola di Bari, è stato firmato lo storico accordo con mr. Virgin, che prevede l'assemblaggio a Grottaglie (Ta) dei razzi per il turismo del futuro. Perché Grottaglie? Già in passato la cittadina ionica è stata protagonista di un cambio di passo per l'industria italiana.
Infatti è diventata infrastruttura strategica per le produzioni di eccellenza di Finmeccanica-Leonardo, nella costruzione delle fusoliere per il Boeing 787. Lì inoltre sono state testate le attività dei velivoli droni senza pilota.
Fisiologica conseguenza di tale know how è stato il protocollo con Richard Branson, con la ciliegina sulla torta dell’Enac che ha autorizzato lo scalo jonico diventare spazio-porto per voli sub orbitali, si stima entro il 2020.
Lo spazio, dunque, come nuova frontiera di business e competenze, policies industriali e nuove protesi dell'intuizione made in Italy, nella consapevolezza che per una volta serve inforcare davvero nuove lenti per gardare al domani.
E non aspettare che qualche big player lasci cadere briciole dai tavoli che contano, semplicemente perché a quel tavolo è seduta anche l'Italia.
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