Il libero mercato e gli affari degli Stati. La sottile (e miliardaria) lina rossa di consiglieri e consigli tocca questa volta un nome di altissimo profilo tra i Ceo europei.
L'ex capo della Siemens diventa consigliere del principe ereditario saudita Mbs: si tratta di Klaus Kleinfeld, dalla pluriennale esperienza e dal portafoglio clienti importantissimo, che da oggi consiglierà la famiglia reale nella modernizzazione del paese.
Rinuncia, per avere un'idea del volume di affari in ballo, ad un altro lavoro prestigioso ma abbraccia la causa di Mbs, anche nella logistica e nel piano green che prevede l'allontanamento dal monobusiness petrolifero. Il principe ereditario Bin Salman è il jolly del futuro, non solo perché ha deciso di cambiare rotta al suo paese in molteplici ambiti, ma perché ha avviato una rivoluzione davvero globale a quelle latitudini con un vorticoso giro di denaro e interessi che si riverberanno su tutti i continenti.
Colui che è stato ribattezzato il millennial più importante del pianeta, ha partorito Vision 2030 un progetto amibiziosissimo presentato due anni fa in pompa magna per ridurre la dipendenza dell'economia saudita dal petrolio. Come? Attraerso una serie di azioni coordinate e prismatiche che puntino su innovazione e diversificazione degli investimenti in chiave turistica.
Dopo i pro ci sono anche i contro, e i dossier più sensibili. Il principe saudita ha lo scorso 14 giugno siglato un'intesa tra Arabia Saudita e Mosca su una serie di questioni energetiche, ma a quelle latitudini restano intatte le distanze su altri dossier, come quello dell'Iran che gioco-forza sarà dirimente per il quadrante mediorientale e per quello mediterraneo.
L'occasione formale del viaggio russo di Mbs è stata la gara di apertura dei mondiali di calcio tra le rappresentative nazionali di Arabia Saudita e Russia, ma in soldoni l’erede al trono si è confrontato a lungo con il presidente Vladimir Putin.
Tra Mbs e lo zar la luna di miele non c'è ancora stata, così come invece ha fatto con Washington e Israele, segno che il caso iraniano condizionerà senza dubbio le possibili future frizioni tra Mosca e Ryadh. Mbs teme le nuove e articolate manovre di Teheran in Medio Oriente, con sullo sfondo le vicende interne del Libano, il conflitto in Yemen, le evoluzioni dello stato islamico. Ma l'Iran con la Russia ha un rapporto oggettivo, che si allarga alla Turchia di Erdogan. Ed è questo un fatto significativo.
Il nuovo sussurratore di Mbs, quindi, potrà avere l'occasione di indirizzare e smussare al fine di impedire che qualcosa vada storto in Vision 2030 e nel futuro risiko geopolitico.
Ma non sarà facile, anche perché lì i fallimenti di mission e obiettivi non finiscono all'italiana, dove i super manager dopo danni e debiti si beccano anche una congrua liquidazione.
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