E'la politica ad aver sottovalutato il dossier migranti: e oggi tutti ne paghiamo le conseguenze, sociali ed elettorali. Se vent'anni fa la politica euromediterranea avesse avuto la vista lunga, oggi non si troverebbe a gestire un'emergenza simile, così come altre, vedasi la concorrenza cinese e certi riverberi di globalizzazione che stanno massacrando gli artigiani italiani.
Per una volta serve travestirsi da passatisti e guardare intensamente nello specchietto retrovisore: quelli della seconda repubblica non hanno fatto i compiti a casa. Andando a ritroso di un paio di decenni, si può notare come la sottovalutazione clamorosa di alcuni curvoni della storia ha prodotto, nel tempo, l'attuale scenario legato ad un fenomeno migratorio che non è né fisiologico né paragonabile a quello che ha investito l'Italia a cavallo delle due guerre.
Qui si stanno svuotando paesi interi, magari quelli dove c'è molto petrolio, o litio con cui si fanno le batterie dei telefoni cellulari, o quelli dove c'è una guerra spaventosa (Siria) con laureati e professionisti che fuggono da dove mai sarebbero andati via.
Non ci sono più, come dai porti di Genova e Napoli verso Ellis Island, carovane di nostri connazionali con valigia di cartone e speranza in un sacco. Oggi ci sono anche altre categorie che fuggono, come cittadini formati e pronti al mondo del lavoro, mercenari che si celano dietro fuggiaschi per infiltrarsi e radicalizzare, ex militari o ex funzionari di paesi che stanno cambiando anche il loro pil.
Insomma, questa storia non è spuntata oggi come un fungo inatteso, ma quando anni fa in molti chiedevano più attenzione a latitudini strategiche come la fascia subsahariana dell'Africa, lo snodo caucasico e mediorientale, lo sterminato fazzoletto di terra dove il sultano Erdogan ha di nuovo conquistato elezioni e potere bruto, era proprio perché non vi fossero altre soprese.
L'accordo Ue-Ankara, che ha dato alla Turchia fiumi di denaro per tenere sul suolo turco i profughi siriani, è destinato ad una fase di assoluta incertezza, perché usato da Erdogan come una clava per ottenere altri benefici alla voce gas e geopolitica.
E qui il razzismo o il buonismo legato all'accoglienza non c'entrano un fico secco, con buona pace dei giornaloni italiani e dei demagoghi che non studiano e non comprendono le dinamiche mondiali.
E'la cattiva politica che ha impedito una soluzione europea prima del caos di oggi. La stessa politica che non ci ha capito nulla, oggi si duole se gli elettori, legittimamente e nel rispetto delle idee di tutti, hanno fatto un'altra scelta. Giusta o sbagliata che sia, non è questo il punto: il nodo è che in primis la socialdemocrazia europea continua nella sua profonda crisi che anche in Italia sta azzoppando il Pd.
In secundis anche i conservatori del Ppe non hanno mostrato una visione in questo senso, continuando ad agire con il faro del presentismo più che del futurismo.
Come la crisi greca, come il caso catalano, come il pasticciaccio della Brexit ancora senza una soluzione con le aziende e i privati che impazziscono dinanzi a tale immobilismo.
Non è colpa di tizio o di caio, né di Trump, Putin, Macron o Al Sisi. Semplicemente la politica ha sbagliato. E non ha nemmeno chiesto scusa.
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