Fiducia, speranza e credibilità. E'il tris di sensazioni che secondo l'on. Giuseppe Bellachioma la Lega esprime, in Italia e nei territori. Lo dimostra non solo l'exploit ai ballottaggi per le amministrative, ma anche la percezione “a naso” che, battendo le province palmo a palmo i dirigenti della nuova Lega Nazionale stanno intercettando (in attesa del sottosegretario Giancarlo Giorgetti in visita a Montesilvano giovedì).
Ma oggi il frutto di questi numeri e di questo consenso non può che tradursi in dinamiche e strutture per le prossime regionali, dove il segretario regionale della Lega avanza una candidatura salviniana e lancia anche un messaggio alla vecchia politica che, di fatto, ha permesso la sconfitta di Teramo.
D. Che significano per la Lega questi ballottaggi?
R. Se dovessi fare un'analisi complessiva, non potrei non essere felice del fatto che il Governo del buonsenso, l'azione della Lega accanto alla tenacia e alla coerenza del nostro leader Matteo Salvini stanno dando un senso di sicurezza e speranza agi italiani. Questo, chiaramente, si ripercuote inevitabilmente in un consenso elettorale che in questo momento è significativo per voi. Lo dimostra il fatto di essere riusciti ad accaparrarci città come Pisa, Massa, Lucca e Siena: un qualcosa che un anno fa non era nemmeno ipotizzabile.
D. Come leggere il dato abruzzese?
R. Lo straordinario successo di Silvi non significa voler mettere in secondo piano l'elemento della territorialità: bisogna dare atto alla coalizione di centrodestra di essersi battuta con onestà e determinazione. Purtroppo, e questo è un mio grandissimo rammarico, abbiamo perso un capoluogo di provincia fondamentale per la corsa alle regionali. Teramo, più di altre realtà, e in controtendenza rispetto al dato nazionale, è la nota dolente: non voglio dire nulla di più di ciò che ho già detto, ma se le vittorie galvanizzano e sono uno stimolo per migliorarsi e ripagare la fiducia dei cittadini, beh le sconfitte di contro devono far riflettere.
D. Su metodi o merito?
R. Sul fatto che la gente non accetta più le vecchie logiche politiche e chi le ha rappresentate fino a ieri. Nulla togliendo all'amico Giandonato Morra, persona squisita, è chiaro che anche con tutto l'aiuto che gli si poteva dare, probabilmente è stato ricondotto alla stessa logica politica che a Teramo sappiamo tutti cosa ha prodotto negli ultimi tempi.
D. Cosa insegna il trend teramano in prospettiva regionali?
R. In questi giorni sto leggendo molte analisi. Io non vorrei fare fughe in avanti o sembrare presuntuoso ma, come già detto, l'appeal della Lega e di chi la rappresenta sui territori è decisamente più forte rispetto ad altre soluzioni. Come ho osservato il 4 marzo, credo che in questo momento occorra una discontinuità con il passato tramite un riposizionamento che garantisca un riavvicinamento alla gente, attraverso una proposta credibile e fattibile. Non vedo in Abruzzo, quindi, quale possa essere la proposta più intrisa di fiducia e curiosità che non sia la Lega e un leghista come candidato governatore.
D. Il centrodestra abruzzese, soprattutto Forza Italia, è interessato in questi giorni da accuse e veti: come uscirne?
R. Lo abbiamo dimostrato con il nostro contratto di governo e vale anche per la Regione: occorre prima implementare un progetto politico, sociale ed economico, solo dopo avanzare dei nomi. E'su quel progetto che andrà trovata la quadra su chi dovrà metterci la faccia e ne sarà garante.
Lecito chiedersi: meglio accettare una posizione diversa rispetto a quelli che sono stati i canoni politici degli ultimi trent'anni in Abruzzo per guidare il centrodestra alla vittoria, oppure come accaduto a Teramo ritrovarsi all'interno di faide intestine che hanno consegnato il Comune al centrosinistra? Ecco il quesito che io pongo.
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