Il problema non è la villa con piscina acquistata dal leader di Podemos, né se il premier greco abbia o meglio sistemato sua moglie proprio in questi anni all'università. Ma le balle propinate in campagna elettorale a cittadini e imprese che fanno il paio con la crisi profonda del socialismo europeo.
Le ricette politiche basate su più debiti, su leggi finanziarie fatte in deficit, su mancati risparmi seri come le partecipate in Italia (e sul buco nero di regioni che andrebbero dimezzate) rappresentano la vera cartina di tornasole del blocco europeo meridionale che stenta a smarcarsi dalle sabbie mobili. Podemos vale Corbyn e Tsipras.
Si tratta di un nodo politico prima che sociale. Certo, l'esempio è importante e la forma conta quanto la sostanza ma verrebbe da chiedersi cosa ci si aspettava da chi promette il vento senza rendersi conto che in questo momento occorre prima costruire la nave e solo dopo pensare a come farla muovere. Urlare contro la troika, le banche e le istituzioni senza poi avere l'autorevolezza per aprire un ragionamento serio con Bruxelles sui dossier maggiormente dirimenti o di spendere in tempo i fondi Ue, non ha senso.
Il Mediterraneo è di nuovo al centro della geopolitica mondiale, perché sede dei nuovi hub energetici, perché ricco di risorse minerarie, perché vicino a due fronti strategici come Libia e Siria, perché ancora senza una voce unitaria su due dossier rilevantissimi, come Iran e Turchia, perché centro nevralgico di quell'immenso piano Marshall chiamato Via della Seta.
Candidarsi a governare uno dei paesi che vi si affacciano senza aver colto il senso più intimo di queste nuove sfide significa produrre i frutti che trovano plastica esplicazione nella mega villa del comunista Podemos, o della totale inopportunità che la moglie di un premier greco proprio in questi anni di duri sacrifici, proprio adesso perbacco, venga assunta a tempo indeterminato (pur avendone tutti i titoli, per carità).
E'un ragionamento di buon gusto, di stile, di cifra politica, di visione. Quella che è mancata al socialismo europeo, tutto preso oggi nel dolersi dell'exploit delle destre. François Hollande è stato il peggior presidente francese di sempre, dicono in Francia. Meglio non se la passa il tedesco Schultz, lasciamo perdere l'Italia dove si fa una certa confusione tra percentuali da rispettare e proposte alternative da presentare (come il caso migranti, dove ancora una volta Roma è lasciata sola a misurarsi in prima fila con l'estate alle porte e il terrorismo che non bussa).
Il problema non è la villa con piscina acquistata dal leader di Podemos, dolersene significherebbe alimentare il braciere dell'invidia per chi se la passa bene e se la spassa, classica deriva di quella scuola intellettuale che ha prodotto a Capalbio mille esempi di “cuori a sinistra e portafogli a destra”.
Il nodo è politico: la ricetta di Podemos era una balla buona per qualche comizio a Ibiza all'ombra di una palma. Così come le promesse di Corbyn di far pagare tutto a tutti è follia, perché non è con più tasse che si innesca l'ascensore sociale, semmai è il contrario per permettere alle imprese di avere più denari per assumere.
Imparino i neo-socialisti fanfaroni cosa significa fare una politica per la propria nazione e non contro, cosa vuol dire attrarre investimenti con riforme strutturali, cosa porta in grembo una infrastrutturazione vera che consti in alta velocità, in merci in treno, in porti tramutati in hub commerciali.
E solo dopo salgano su quel maledetto palco per rastrellare qualche voto.
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