Raccontava il Generale De Gaulle: - "Mio generale, morte ai cretini". - "Caro amico, il suo programma è troppo ambizioso".
L'ambizione, nel quadrante mediterraneo di oggi, è raccontare cosa accade, quali scenari si chiudono e quali si aprono. In un momento particolarissimo della politica nel mare nostrum, con il conflitto siriano ancora pieno di tizzoni ardenti, con Grecia e Turchia all'apice dello scontro, con lo strapotere di Erdogan che porta in grembo le mire sui giacimenti di gas, si apprende che la società tedesca ThyssenKrupp Marine Systems consegna sei sommergibili alla Marina di Ankara.
Lo si legge in una risposta scritta del governo tedesco ad un'interrogazione parlamentare del partito Die Linke e riportata dalla televisione pubblica tedesca Rete ARD.
Le esportazioni di armi verso la Turchia sono estremamente controverse in Germania. Alcune settimane fa il governo federale aveva deciso di fermare la vendita di carri armati, mentre pochi mesi prima il governo aveva già approvato importanti esportazioni di armi verso la Turchia come riportato dallo Spiegel: Berlino aveva detto sì tra il 31 luglio dell'anno scorso e il 15 gennaio di quest'anno ad esportazioni di attrezzature militari per un valore complessivo di circa 14 milioni di euro. Il fatto ha prodotto un intenso dibattito tra le forze politiche a seguito della pubblicazione di foto con i carri armati Leopard di produzione tedesca durante l'attacco turco contro le milizie curde in Siria.
Il nodo, però, non è la vendita in sé di armi tedesche alla Turchia ma la contingenza in cui questi contratti si perfezionano. Esattamente tra un anno Ankara disporrà dei missili S-400 acquistati dalla Russia; da due anni inoltre la Marina turca e l'Aeronautica hanno a disposizione il nuovo drone di fabbricazione made in Turkey, con cui hanno effettato numerose operazioni nella guerra in Siria e con cui continuano ad effettuare gli sconfinamenti nello spazio aero greco per una precisa azione di disturbo.
Uno scenario che si somma alla situazione incandescente proprio sull'asse Washington-Mosca, con gli americani che hanno deciso di disimpegnarsi dalla base militare turca di Incirlik per trasferire aerei, navi e mezzi in Grecia.
Proprio in tale cornice, con le mire di Erdogan sul gas mediterraneo, sulle isole greche e sullo scacchiere euromediterraneo, aggiungere altra benzina sul fuoco non è una scelta per così dire diretta ad una ricomposizione. Ma tant'è.
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