Processo Tercas a Teramo: chiesti sei anni per l'ex dg Antonio Di Matteo


Imputate 28 persone tra dirigenti e dipendenti dell'istituto di credito oggi acquisito dalla Banca Popolare di Bari


di Redazione
Categoria: ABRUZZO
27/04/2018 alle ore 15:42

Tag correlati: #abruzzo#impaginatoquotidiano#teramo#tercas

“Fu un’operazione oscura impostata dalle figure apicali e poi affidata alla base”. Con questa analisi il Pm Enrica Medori ha ricostruito, mettendo insieme i fatti e i pronunciamenti della Cassazione, sia civile che penale, le fasi del processo Tercas, giunto alle battute finali.
 
Sei anni a testa per l’ex dg Antonio Di Matteo e per l’ex responsabile pro-tempore dell’area finanza della Tercas Lucio Pensilli e quattro anni per l’allora pro-tempore dell’area commerciale Alessio Trivelli.

Queste le richieste del pm avanzate nell’ambito della requisitoria sul processo per la presunta truffa con le azioni Tercas, che vede imputate 28 persone tra dirigenti e dipendenti dell’istituto di credito oggi acquisito dalla Banca Popolare di Bari che si è costituita parte civile nei confronti di Di Matteo e Pensilli. Oltre a quelle per i tre vertici il pm Enrica Medori ha chiesto anche la condanna a due anni.

L’accusa per tutti è quella di aver venduto ai clienti azioni spacciandole per investimenti a un anno con un investimento garantito. I fatti contestati risalgono al 2011, prima del commissariamento della banca avvenuta nel 2012, con l’inchiesta partita dalle denunce presentate da alcuni risparmiatori che lamentavano di essersi ritrovati con nulla in mano.

Lo scorso anno ad impaginato.it l'onorevole di Forza Italia Francesco Paolo Sisto in merito all’acquisizione della Tercas diceva : “L’acquisizione è stata laboriosa, ma è avvenuta senza aiuti e senza trucchi”.
 
Sisto, Legale della Banca Popolare di Bari su cui, la procura della stessa città ne ha indagato i vertici dopo la segnalazione di un dipendente su presunte irregolarità relative proprio all’operazione sull’ex Cassa di Risparmio di Teramo.
 
 “E’ una bolla mediatica: non c’è nulla di nuovo rispetto all’inchiesta contro ignoti del 2016. L’unico elemento in più a disposizione degli inquirenti è la dichiarazione di un dipendente che è stato licenziato per giusta causa da BpB e che noi citeremo in giudizio per tentata estorsione.
 
Si tratta di una persona che è stata per appena tre mesi all’ufficio rischi. E – specificava il legale di BpB – nel solo 2016 la banca ha avuto tre ispezioni della Banca d’Italia e una della Consob. Che non hanno rilevato alcunché”.
 
twitter@impaginatoTw