La condanna di
Salah Abdeslam è il cip con cui il presidente francese si siede al tavolo da gioco di Donald
Trump. Emmanuel
Macron ha deciso di giocare in attacco e di farsi speaker del vecchio continente, tanto a occidente con l'alleato alla Casa Bianca, quanto a oriente dove ha compiuto due viaggi significativi. E in occasione della visita negli Usa che inizia oggi, ecco che la condanna a 20 anni di reclusione di Salah Abdeslam per gli attacchi del 13 novembre 2015, è il biglietto da visita con cui l'Eliseo bussa al giadino delle rose a stelle strisce.
Macron è consapevole che sull'immigrazione si fonderanno le future campagne elettorali, per questa ragione ha scoperto il velo sul progetto di legge “Asilo e immigrazione”, al fine di incrementare la detenzione amministrativa, abbattendo i tempi di decisione sull’asilo e quindi arrestare chi entra in suolo francese illegalmente. Miele per le orecchie di Trump, con cui condividerà anche una serie di dossier strategici come il commercio, i dazi, gli irocarburi nel Mediterraneo e la doppia crisi in Siria e in Turchia.
La visita di stato di Macron a Washington traccia un perimetro nuovo e originale tra le due sponde dell'Atlantico, con il presidente americano che sin dalla vigilia ha voluto sottolineare l'importanza che attribuisce al suo rapporto con “l'amico Emmanuel". Si tratta di tre giorni molto densi, con l'incontro nello Studio Ovale alla Casa Bianca, la cena a Mount Vernon, l'intervento al Congresso (come come fatto da tutti i suoi predecessori con l'eccezione di Francois Hollande). Come Valéry Giscard d'Estaing nel 1976, parlerà in inglese per circa trenta minuti.
Dalle prime indiscrezioni emerge che il discorso poggerà su tre basi. In primis i valori comuni, quindi con l'idea cara al vecchio asse Clinton-Blair, tanto per restare al fil rouge tra Usa ed Europa ma declinandolo questa volta in chiave altamente sistemica.
Macron punta a “scrivere la storia, non a subirla”, dice a mezza bocca più di un analista, per questo toccherà tutti i maggiori casi di politica internazionale anche grazie alla presenza in questo viaggio di tre figure governative di primo piano come Jean-Yves Le Drian (ministro degli esteri), Florence Parly e Bruno Le Maire (ministro dell'economia).
Infine il Medio Oriente, con la fermezza francese nell'accompagnare l'alleato anche in chiave di europrimato: l'attacco in Siria lo ha dimostrato, la decisione di Macron di ricevere una rappresentanza curda anche. Con la coda di minacce che Erdogan da Ankara gli ha riservato. Tutto come previsto.
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