Nell'epoca della sovraesposizione comunicativa, certamente ampio spazio è concesso alla vanità. Francamente credo che non ne esista una forma sana, ma anzi che l'autocompiacimento sia sempre e comunque invalidante verso la bellezza. Shopenauer sosteneva che “gli animali possiedono la bellezza senza vanità, forza senza insolenza, coraggio senza ferocia e tutte le virtù dell'uomo senza i suoi vizi”, personalmente amplierei il concetto alla natura stessa, che solitamente si presenta tanto rigogliosa e complessa quanto perfetta.
Il vino di oggi ritengo pecchi involontariamente un po' di vanità. Ha il fascino di una giovane donna che ammicca e strizza l'occhio ai guizzi della primavera. Ed è forse proprio quello il quadro che meglio accoglie, quello cioè nel quale incontrerebbe la cornice ottimale.
Il vino è uno spumante. Cristallino, con un colore rosa chiaretto e un perlage abbastanza sottile e numeroso con una buona persistenza. Quello che sorprende è l'intensità olfattiva molto complessa e fine. Emergono chiaramente le note floreali e fruttate e nella mia mente si sono materializzate rose e fragole acerbe, così come i fiori bianchi dei gelsomini. È secco abbastanza caldo e piacevole al palato, le note dure sono ben calibrate ed emerge una freschezza profonda, la sapidità è buona ma personalmente avrei preferito una persistenza e forse un corpo un po' più definito.
Il metodo di spumantizzazione è il Martinotti e lo si capisce immediatamente dalla freschezza e dalla tipologia del bouquet, oltre che dal colore che, bisogna ammetterlo, è davvero incantevole.
L'ho assaggiato con del sushi e forse per questo che avrei preferito un corpo e una persistenza maggiore, ma tuttavia bisogna dire che la freschezza e i profumi dolci lo rendono una goduria per il palato.
Il vino è Settimo Cielo, Spumante Rosè dell'Az. Agricola Vitivinicola Guido Strappelli di Torano Nuovo (TE). Solitamente la strada per arrivare ad uno spumante armonico è lunga e piuttosto ardua e, la vita di questo prodotto è invece piuttosto giovane, quindi sarà interessante studiare e valutare le evoluzioni future.
Quando dico che è una bottiglia con un lieve peccato di vanità, intendo che è assolutamente affascinante per aspetto e profumi, e mostra queste caratteristiche con l'insolente fascino del ruffiano, poco conta poi se non tutto quello che lascia intendere sarà confermato. Avrei voluto un nome con un maggiore slancio di fantasia, talvolta un guizzo di originalità aiuta a costruire un'identità soprattutto perché di vini con lo stesso nome, ne esistono già altri.
Questo spumante ha però sicuramente un pregio, quello di ricordare che anche l'imperfezione può essere bellezza quando armonica. In fin dei conti, ora dopo averci pensato su, mi sento anche di concedere un pizzico di vanità, perchè “posso perdonare tutta la vanità altrui, se non mortifica troppo la mia”.