Tragedia a Campo Felice, la seconda un tre giorni. Dopo l’incidente in cui ha perso la vita un 58enne aquilano, una valanga ha sepolto tre sciatori romani uccidendone due: Massimo Urbani, 57 anni, e Massimo Franzè, 55 anni.
“Avevamo appena iniziato la discesa e all’improvviso è venuto giù tutto. Mi sono trovato sotto un muro di neve. Con tutte le mie forze ho provato a liberarmi, sono riuscito a tirare fuori un braccio. Poi sono arrivati i soccorsi. Ero convinto che Massimo ce l’avesse fatta, non lo immaginavo così lontano da me”: queste sono le prime parole di Americo Guerrazzi, 59 anni, unico sopravvissuto.
Immediato l’intervento combinato delle Unità Cinofile e di un elicottero del 118 con a bordo l’equipaggio del Cnsas (Corpo nazionale Soccorso Alpino) che, una volta messo in sicurezza l’unico sopravvissuto, ha attivato immediatamente le ricerche per gli altri due sciatori dispersi per i quali non c’è stato niente da fare dato il probabile impatto violento contro gli alberi.
Secondo quanto accertato dai soccorritori la slavina si sarebbe staccata in una zona chiamata “l’Anfiteatro”, una località al di fuori degli impianti di risalita. Proprio questo fuoripista avrebbe causato la tragedia in quanto, a detta degli esperti, sarebbero stati proprio i tre uomini a provocare la valanga dopo essere passati in una zona al di fuori delle piste. Nella notte precedente infatti c’era stata una nevicata che aveva depositato circa quattro metri di neve su tutto l’altopiano delle Rocche che, non amalgamandosi con il fondo ghiacciato e compatto, ha aumentato il rischio di scivolamento dello strato superficiale del manto.
Dai microfoni di Radio Capital ha spiegato la dinamica il Tenente Colonnello Pietro Piccirilli del nono reggimento alpini confermando la prima versione data dai soccorritori: “A provocare il distacco sono stati gli sciatori che stavano facendo fuoripista sul comprensorio di Campo Felice, sulla costa di una montagna in un periodo in cui c'è allerta valanghe 3”.
Piccirilli, inoltre, da un messaggio chiaro agli sciatori che frequentano la zona: “Il problema è che è proibito fare fuoripista dove ci sono comprensori con piste battute, mentre ci sono comprensori dove è possibile anche fare fuoripista, ma non è il nostro caso”.
Le salme delle due vittime si trovano all’obitorio dell’Aquila, in attesa di riconoscimento e autopsia. La Procura dell’Aquila dovrà valutare se esistono responsabilità per il distacco della valanga (secondo l’art. 426 del codice penale, procurare una valanga rientra fra i reati contro l’incolumità pubblica). In questo caso l’unico indagato sarebbe l’uomo sopravvissuto.
twitter@ImpaginatoTw