Curiamoci della felicità come del vino: ecco in che modo


Da appassionata lettrice e curiosa degustatrice, spesso i percorsi dei miei interessi intersecano i loro cammini


di Samuela Palatini
Categoria: Avvinato
06/02/2018 alle ore 16:35

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“La felicità è una cosa piccola e intima che ti costringe ad averne cura e rispetto anche quando non ti va, quando sei stanco e vorresti stravaccarti sul divano. È una moglie petulante che ti parla mentre guardi la partita”.

Così Lorenzo Marone parla della felicità nel suo Magari Domani Resto (ed. Feltrinelli), non posso negare che questa immagine mi abbia colpita e mi abbia indotto ad una riflessione circa la capacità di ciascuno di “avere cura”.

Curiamo ciò che amiamo e questo è un dato di fatto. Lo facciamo alle volte inconsapevolmente, alle volte anche quando non ci va. Lo facciamo molte volte per una forma di rispetto o per un valore morale che è intrinsecamente fermo nel personale vissuto di ciascuno, lì dove concediamo a pochi di arrivare, dove sedimenta l'esperienza della felicità.

Da appassionata lettrice e curiosa degustatrice, spesso i percorsi dei miei interessi intersecano i loro cammini, quindi osservo un calice di vino e rifletto sul come e sul perché si sia arrivati a quel nettare. Alle volte mi fermo ad osservare le sfumature di colore, i toni, la vivacità. Non è difficile immaginare che nelle gradazioni dei Rosati io trovi mondi sterminati di divagazioni ed è per questo forse, che mi sono tuffata in un calice di questo oggi.

Il vino ha un colore vivace e cristallino, un bel tono cerasuolo. Ha un profumo intenso e fine, si riconoscono chiaramente le note di rosa e di fragola e sul finale ricorda la rosa canina, trasmettendo quasi l'estrosità di un vezzo di donna. All'attacco in bocca esprime un'intensa mineralità e una spiccata acidità che sono equilibrati però, dalla morbidezza delle note più calde alcoliche. Ha un buon corpo e una finezza ed eleganza che persistono anche dopo qualche tempo.

È un vino che esprime una suadente armonia e che, perché ogni vino ne è custode, a me ricorda un felice pranzo tra amici tra scherzi, brindisi e parole, di fronte ad un brodetto di pesce.

Il vino è Testarossa Rosato, Terre Aquilane I.G.P. di Pasetti. L'azienda ha i suoi vigneti ai piedi del massiccio del Gran Sasso, ecco spiegata la spiccata nota minerale che vi si coglie. Quel territorio è stato culla delle più antiche civiltà italiche ed è la terra del celebre Guerriero di Capestrano. Le uve 100% di Montepulciano, sono raccolte generalmente intorno alla metà di ottobre, vengono pigiate e sottoposte a criomacerazione affinché tutte le caratteristiche aromatiche si conservino al meglio, la fermentazione avviene a temperatura controllata e il vino è messo in vendita entro febbraio dell'anno successivo alla vendemmia.

Così nella mia mente riaffiorano e letture e in ogni vino ritrovo “la cura”, quella del vignaiolo, la cura dell'enologo, la cura del cantiniere e sono tutte intime, quasi segrete, perchè le cose che si amano si custodiscono silenziosamente, proprio come avviene con la felicità.

PS: La lettura di Magari Domani Resto, il libro che ho citato, è caldamente consigliata, per la leggerezza con cui entra dentro, scava e fa vibrare.

 

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