Cina batte Italia per il ponte di Dubrovnik: chi sottovaluta la minera Balcani?


Forse la campagna elettorale sta distraendo da strategie logistiche che devono essere certificate e mirate



Chi sta sottovalutando la minera Balcani? Forse la campagna elettorale sta distraendo da strategie logistiche che devono essere certificate e mirate. O forse i competitors sono stati effettivamente più bravi. Fatto sta che i cinesi ci sorpassano pure sulle infrastrutture in Croazia (che è praticamente alle porte di casa nostra).

Un consorzio cinese realizzerà il ponte di Peljesac per unire Ragusa (Dubrovnik) al resto della costa croata. Sconfitto il consorzio italo turco di Astaldi e Icttas Ansaat. I cinesi hanno avanzato un'offerta di 280 milioni, mentre noi di 340.

Si tratta della prima gara d'appalto in Ue a cui ha preso parte una compagnia cinese che, fatta salva la libertà di fare business, è però un autogol per l'Europa che si è vista sfilare una commessa significativa con implicazioni geopolitiche. Il progetto sarà finanziato per l'85% da fondi europei.

Infatti Pechino con la Via della Seta ha di fatto monopolizzato Mediterraneo e Adriatico: privatizzando il Pireo scarica lì migliia di containers, che poi farà viaggiare su un nuovissimo treno che pensa di realizzare da Atene lungo tutta la dosale balcanica per portare le merci nel centro Europa.

Secondo il premier croato Andrej Plenkovic Sarajevo dovrà essere un interlocutore, in quanto il progetto in questione praticamente è anche il collegamento del territorio europeo: ecco quindi il dialogo con la Bosnia Erzegovina che prosegue.

Ma il punto è che il ministro bosniaco delle Infrastrutture, Adil Osmanovic, aveva sottolineato che la Bosnia Erzegovina potrebbe decidere di proclamare unilateralmente la sovranità nazionale su quella parte di Adriatico se la Croazia dovesse proseguire nel progetto.

Ma al di là degli ostacoli giuridici alla costruzione del ponte di Peljesac, a cui le autorità bosniache musulmane di Sarajevo si sono sempre opposte, è un fatto che i cinesi hanno vinto un'altra volta. Certo, spesso sul mercato vince il più bravo ma l'Italia deve una volta per tutte capire dove ha sbagliato in passato per non perseverare nell'errore in futuro.

Lo sviluppo, infrastrutturale, logistico, politico dei Balcani deve essere una priorità per Roma: per cui occorre una strategia mirata per quella macro regione che ci consenta di mettere a frutto la vicinanza geografica, le interlocuzioni sociali e personali maturate negli anni, il dialogo avviato dopo la scomposizione della ex Jugoslavia e la verve delle imprese nostrane di fare business lì.

E'però sulla logisitica che al momento sembra che l'Italia resti con un pugno di mosche in mano: avrebbe potuto prendere parte a questo progetto con sea hub come Gioia Tauro e Taranto (frenati invece per i motivi noti) ma nemmeno in Adriatico vi riesce per le ottuse resistenze ad esempio sul porto di Ortona.

Oggi il soprasso anche sulla Croazia, a cui serve porre rimedio.

 

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