Un nuovo “adriatic express 2.0” che sia capace di portare le merci giunte via mare al Pireo lungo la dorsale balcanica e, quindi, nel centro e nell'ovest Europa. Il progetto ferroviario made in Cina, anticipato da tempo, poggia su quel grande movimento tellurico denominato Via della Seta e toccherà anche gli scali italiani di Genova e Venezia.
Ma cosa può cambiare in concreto per la logistica adriatica?
Il colosso cinese Cosco China ha privatizzato il porto ellenico del Pireo allo scopo di arrivare nel Mediterraneo con migliaia di contaniers risparmiando una settimana di viaggio. Tanta sarebbe stata la differenza rispetto a Rotterdam. Adesso, però, si pone il problema di come far circolare quelle merci nelle agorà commerciali interessate ad acquistarle.
Detto della modesta uscita di scena (immediata) degli scali italiani di Gioia Tauro e Taranto, che invece avrebbero potuto rappresentare una svolta anche per il Mezzogiorno (il primo per le note invasività della criminalità, il secondo perché ancora impelagato per pasticcio dell'Ilva), ecco che i cinesi si sono orientati sulla dorsale balcanica. E'da lì che faranno passare una innovativa ferrovia che faccia sfociare le merci in Europa.
E'del tutto evidente che, se da un lato la Via della Seta potrà abbracciare i porti italiani di Genova e Trieste all'interno di un'ottica di reti logistiche, dall'altro è l'Adriatico che potrebbe supplire alla vacatio di Gioia Tauro e del capoluogo jonico. E per una serie di motivi di merito e stretegici.
Il corridoio adriatico è quel fazzoletto di acque niente affatto dispersivo che già collega le due sponde italiane e balcaniche. Si è reso protagonista di una pionieristica stagione di rapporti sociali, politici, commerciali in occasione della disgregazione dell'ex Jugoslavia. E'stato presente nel processo post conflitto kosovaro di stabilizzazione istituzionale di quella macroregione. Davvero un peccato non tenerne conto e, oggi, non passare all'incasso.
I rapporti politici legati alle strategie infrastrutturali e alla conseguenze logistiche (e quindi commerciali anche per l'Italia) dovrebbero essere maggiormente sostenuti dal governo, anche se prossimo alla conclusione del proprio mandato. E le distrazioni elettorali non sono una giustificazione comprensibile.
Avere un commissario italiano a Bruxelles e non sfruttarne adegutamente le possibili interlocuzioni per un dossier altamente significativo per l'intera area euromediterranea è stato un errore blu.
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