Il vino ha un cuore. Lo sostiene prima di me l'autorevole Fabio Rizzari e lui scrive da molto più tempo di questa materia. Quindi, ora che mi sento confortata nel mio status di “avvinata naif”, posso riconoscere al vino col cuore, vita e parecchio sentimento. La questione dunque, lo connette strettamente all'amore, che ad essere onesta, mi entusiasma solo quando è in grado di appassionare, coinvolgere e talvolta stravolgere ogni convinzione.
Basterebbe far pace con un concetto: il vino per sua natura ha il compito di catalizzare le pulsioni, riuscendo a restituire sincera autenticità e voce anche ai desideri più nascosti. Ha nel suo destino, il ruolo di un cupido bizzarro che vuole far innamorare di una persona, un'idea, un paesaggio o di un momento... e quasi sempre la freccia va a segno.
Il vino di cui vi parlerò oggi condensa in se parecchia vita e tanto, davvero tanto amore.
Sarà forse per quel principio che sostiene che ciascuno di noi influenza con il proprio essere l'ambiente in cui si trova, o forse più semplicemente per una proprietà transitiva dei sentimenti che si muovono da chi li genera verso l'oggetto amato, ma in questo caso ogni sorso è un bacio alla francese dato da un innamorato.
Nel calice inevitabilmente la dose di pathos è davvero molto alta, dovuta al colore, e parliamo stavolta di un Cerasuolo d'Abruzzo, o forse all'intensità dei profumi che puntano dritti ai feromoni, ma trasmette della sensualità.
Questo vino è un prodotto biologico e biodinamico, non ha aggiunta di solfiti e non viene filtrato, quindi il colore è rosa chiaretto, il profumo è quello di ciliegia con sfumature floreali e di tanta fresca vegetazione. La cosa che più mi ha colpita tuttavia è stata l'intensità, ha in poco tempo inebriato l'aria e per un attimo, lo confesso, ho assaporato la vie en rose.
Sorseggiandolo è la conferma di tutte le promesse e, per continuare con un parallelismo romantico, è la dolce conclusione di un amore consumato per corrispondenza. È il momento dell'incontro tra gli amanti. È caldo e morbido, elegantemente fresco, ma soprattutto è denso di passione.
L'ho accompagnato a degli spiedini di calamari e gamberi, sarà stata la dimensione amorosa, ma tutto sembrava perfetto e sono certa avrebbe soddisfatto anche appetiti carnivori o altre ambizioni di gusto.
Il vino “dell'avvinamento” questa volta è PEPE ROSA, di Stefania Pepe Cerasuolo 2015 la sua azienda è a Torano (TE), terra di grandi vini ed eccellenze territoriali.
Figlia d'arte, Stefania ha fatto tesoro degli insegnamenti ricevuti per dare un tocco personale alle sue bottiglie. Potrei scrivere per ore della forza e della passione che muove certe donne, della loro esistenza e della resilienza, dell'entusiasmo che trasmette quando è immersa nei lavori della sua azienda agricola. Non lo farò. Mi basta fotografare un'immagine. Quella di quando mi ha portata in cantina e fatto assaggiare il Cerasuolo dell'ultima vendemmia (2017).
Spillato il calice continuava ad accarezzare l'acciaio che conteneva il vino per evitare che qualcosa lo contaminasse, proprio come si accarezzano i visi degli amati, per incastonare un momento e un sentimento, prima che il tempo muti quell'istante prezioso.
Stavolta mi permetto un'anticipazione: il Cerasuolo 2017 è davvero speciale. Ha in se il profumo di ibisco, sentore di rosa e di caldo. L'immagine che mi ha trasmesso e che le ho raccontato, ci ha fatto sorridere, era quella di un deserto al tramonto. Nulla a che vedere con le nostre meravigliose colline, ma altrettanto bello. Era proprio lì che mi doveva portare. Me lo ha confessato solo dopo.