Piove su Pescara, ma sembra che sia passato uno tsunami. Scuole chiuse per l’allerta meteo della Protezione Civile, attività sospese anche all’università, chiusi anche un ponte e un sottopasso ferroviario.
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Il bollettino “di guerra” è di quelli che non lasciano spazio ai dibattiti o alle giustificazioni. Qui ci sarebbe solo da rimboccarsi le maniche e lavorare per prevenire (e non subire) certi eventi.
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Ma come, è una settimana che si susseguono gli allerta meteo, tutti i tg straparlano di maltempo, temporali e neve in arrivo e il primo giorno di inverno vero produce questo disastro in città?
Il sindaco Alessandrini ha predisposto un'ordinanza ad hoc per la sospensione delle attività didattiche, ma francamente non basta. Anzi: è la certificazione della resa. Sui social è un diffondersi di foto e video di cittadini indignati, impossibilitati persino ad attraversare un incrocio manco fossimo a Venezia.
Ecco, non siamo a Venezia, e non c'è San Marco in effetti ma San Cetteo. Siamo in una città dove per un legittimo acquazzone (legittimo in quanto in novembre) tutto è una pozza d’acqua. E nessuno si prende la colpa.
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