No, se Consob sgancia siluri contro Bankitalia e quest'ultima balbetta una difesa che è in pratica una ammissione di incapacità, non siamo alla frutta. Siamo ben oltre. Saremmo allo sprezzo del ridicolo, se non fosse che non c'è nulla da ridere. Evidentemente dovevamo vedere anche questa.
E siccome tra quattro, cinque o sei mesi al massimo si voterà chissà quant'altro ancora di disgustoso emergerà.
Il rimpallo di responsabilità è da tempo il tratto distintivo della crisi italiana. Che anzitutto è crisi di classe dirigente. Nessuno che s'assuma una responsabilità, nessuno che si prenda una colpa. E' sempre di qualcun altro. Mancanza di qualità umane e personali e senso dello Stato inesistente: la di potrebbe sintetizzare così e chiudere qui.
Se non fosse che quest'ennesimo - e però nuovissimo - rimpallo tra Consob e Bankitalia, cioè tra chi doveva impedire che migliaia di italiani fossero truffati da un gruppo di banche in procinto di fallire, arriva come prologo della campagna elettorale.
Prologo di accuse a pioggia e timbro indelebile di incapacità per Matteo Renzi e i suoi: Maria Elena Boschi e Paolo Gentiloni, tanto per fare nomi e cognomi. Perché indifendibile è la Consob, indifendibile, ancor di più, Bankitalia; ma inconcepibile è il governo del paese che consente a degli incapaci profumatamente pagati di fottere letteralmente cittadini indifesi e inconsapevoli.
Altro che commissione d'inchiesta sulle banche: la sceneggiata tra Consob e Bankitalia certifica il dolo colpevole di queste istituzioni dello Stato. I cui vertici adesso, in un Paese normale, dovrebbero essere costretti alle dimissioni e contestualmente indagati dalla magistratura.
Scopriamo che tutti sapevano dei rischi, tutti conoscevano lo stato dei conti delle banche poi fallite, ma nessuno ha mosso un dito per impedire il furto con destrezza ai danni di ingenui correntisti, di piccoli risparmiatori, di piccoli imprenditori, di commercianti e impiegati e casalinghe e pensionati.
Nessuno ha impedito che i loro risparmi fossero ingoiati dalla voragine di fraudolenza e incapacità di chi era stato insediato al vertice di quegli istituti di credito con emolumenti da capogiro. Assurdo. E manca ancora il capitolo relativo a Montepaschi e al suo "salvataggio" con oltre dieci miliardi di soldi pubblici.
Sapevano tutto anche lì. E non hanno fatto nulla. Assurdo si, ma molto italiano.
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