Di idee ne sono state messe in campo tante, alcune praticabili, altre addirittura impossibili. Una cosa è sicura, l'ammodernamento della rete ferroviaria abruzzese è uno di quegli strani percorsi su cui ci si divide, più che unirsi: perché sui principi siamo tutti d'accordo, su come arrivare ad ottenere i risultati, qualche volta un po' meno.
Perché le interruzioni per lavori pesano sul servizio, soprattutto in una regione in cui il trasporto pubblico, anche a causa della struttura del territorio, fatica molto ad attivare connessioni veloci.
TRAGEDIA SICILIA
Partiamo da un dato di fatto: non siamo nelle condizioni disperate della Sicilia, con i suoi 600 chilometri di ferrovie a nafta. Il parco mezzi viene gradualmente svecchiato con sostituzione di vagoni e motrici, in qualche caso si procede ad una semplice messa a norma di elementi non eccessivamente "vintage".
Ma il nodo vero è strutturale: in Abruzzo non c'è una linea, reale, di alta velocità; i minuti qui si guadagnano saltando stazioni, tant'è che il Frecciarossa che parte alle 5 del mattino per Milano arriva a Bologna in 3 ore e sette minuti, appena sette in meno del Frecciabianca successivo
E' ben oltre il Tronto che i mezzi di Fsi prendono velocità. La tratta adriatica, però, è l'unica in Abruzzo a doppio binario: il 77% della rete è, infatti, monorotaia. Si muovono su un unico binario i treni della Pescara-Roma, quelli della Teramo-Giulianova e quelli che collegano Sulmona all'Aquila e a Rieti, con ovvi grattacapi in termini di tempi di percorrenza.
I NUMERI
La rete ferroviaria abruzzese si estende per 524 chilometri: 123 a doppio binario, classificata come fondamentale, 401 a binario semplice, con linee ritenute complementari. La tratta a doppio binario è completamente elettrificata, quelle a binario semplice lo sono per 195 chilometri, sui restanti 206 viaggiano mezzi diesel. Complessivamente in Abruzzo ci sono 648 chilometri di binari.
Le stazioni sono in tutto 77, tre nel network di Centostazioni (Chieti, Pescara centrale e L'Aquila), le altre tutte afferenti ad Rfi.
L'unica ad essere classificata "gold" è quella di Pescara (impianti ferroviari di dimensioni medio-grandi con alte frequentazioni e servizi viaggiatori di qualità più elevata); dieci strutture rientrano tra le “silver”, medio-piccole, spesso senza la presenza di personale, e caratterizzate da elevate frequentazioni per le percorrenze regionali se non anche per quelle medio lunghe, sono Avezzano, Chieti, Giulianova, L'Aquila, Montesilvano, Pescara Portanuova, Pineto-Atri, Roseto, Sulmona e Teramo. Il resto del pacchetto rientra tra le stazioni “bronze”, generalmente senza presenza di personale e con bassa frequentazione solo per traffico locale.
La dotazione è assente o essenziale: in qualche caso i viaggiatori non hanno a disposizione neanche i bagni. La sicurezza è sostanzialmente assicurata da servizi di videosorveglianza.
SE I TRENI NON HANNO L'ETA'
La vita media di un treno è di quarant'anni. Attualmente sui binari abruzzesi scorrono 12 locomotive elettriche e quattro complessi elettrici di un'età compresa tra i sei e i dieci anni, cinque complessi elettrici e quattro diesel sono più nuovi, hanno fino a cinque anni, otto complessi elettrici sono più vecchi, quattro hanno fino a quindici anni, altrettanti superano anche questo limite. Trentadue i diesel con più di quindici anni e 56 le vetture.
In questo "parco mezzi" rientrano anche le dotazioni della Fas, Ferrovia Adriatico Sangritana, proprietaria della linea di trasporto tra Lanciano e San Vito, nove chilometri completamente rinnovati ed entrati in esercizio nel 2008. La dotazione di Sangritana comprende sei Lupetto, acquistati tra il 2005 e il 2010 e due mezzi diesel del 1985, che sono stati completamente rinnovati.
I diesel sono stati l'ancora di salvezza nei giorni di maltempo in gennaio: quando l'elettricità è stata il tallone d'Achille d'Abruzzo sono stati proprio questi treni i primi a tornare in circolazione
Sangritana ha un accordo con Rfi per l'utilizzo dei binari ed effettua servizio sulla direttrice adriatica fino a San Benedetto del Tronto e, nelle tratte interne, fino a Teramo.
QUANTO CAMMINANO, QUANTO E COME TRASPORTANO
Una media di 175 treni al giorno, riferita ai feriali, per 17.000 passeggeri: cinque milioni di viaggiatori l'anno il "portafoglio" clienti di Trenitalia. A cui si aggiungono i 959.315 dei 52 treni di Sangritana, che con i suoi mezzi percorre in un anno più di ventisei milioni di chilometri.
In attesa dei dati relativi al 2017, le rilevazioni del 2016 sui servizi danno risultati discreti sui livelli di puntualità. Si attestano all'88% gli arrivi nel limite dei cinque minuti dell'orario previsto, salgono al 96% quelli entro i 15.
Il 98% dei treni è climatizzato e l'efficacia del servizio di pulizia è percepita al 91%. Tutti i treni possono trasportare biciclette. E, dallo scorso anno, il biglietto per la due ruote in Abruzzo non si paga più, grazie ad un accordo sottoscritto con la Fiab. Se però si va fuori dai confini regionali il biglietto si paga eccome: 2,50 euro per viaggiare nell'arco delle ventiquattro ore. Fuori dalle stazioni, invece, di servizi bici neanche a parlarne, si contano pochissime rastrelliere a servizio di chi prede il treno. Gli stalli per le bici, quelli insomma, con buoni standard di sicurezza sono un'utopia.
A livelli bassi, bassissimi, il trasporto disabili: fino allo scorso anno solo il 22% dei treni circolanti era attrezzato per ospitare a bordo le persone in difficoltà, l'obiettivo per l'anno in corso era arrivare al 55%. Ancora poco, comunque.
Più attenzione c'è per l'ambiente, visto che il 79% dei treni è ormai ad alimentazione elettrica. I treni a lunga percorrenza sono i nemici individuati dai pendolari: che pagano la scelta di Trenitalia in termini di rincaro dei biglietti, soppressione delle fermate e precedenza da parte dei regionali in caso di ritardo del mezzo più veloce.
SCENARI
In questo panorama strutturale si devono radicare gli interventi sulla mobilità abruzzese, ancora caratterizzata da un fortissimo utilizzo dell'auto privata soprattutto per gli spostamenti di lavoro, ma anche per quelli di viabilità e turismo.
Scritto della mancanza di linee ad alta velocità per le quali non esiste ancora un progetto sulla direttrice adriatica, promesse a pioggia arrivano per il percorso più importante e più delicato quello da e per Roma. Con l'orario ferroviario entrato in vigore lo scorso anno i treni dall'Abruzzo hanno raggiunto un obiettivo, quello di tornare a fare base a Termini, una svolta non da poco per i pendolari che, però, hanno dovuto inghiottire il boccone amaro della diminuzione delle corse.
I MAL DI PANCIA
Tante, tantissime le proteste, anche attraverso le associazioni dei consumatori, dei pendolari, soprattutto dell'area di Avezzano e Sulmona, che più frequentemente utilizzano il treno per raggiungere la Capitale. Ma sugli orari, asciugati di qualche corsa, anche i viaggiatori abituali del Teramano che si muovono su Pescara hanno avuto le loro belle rimostranze.
Nel luglio scorso il Ministro Claudio De Vincenti ha ufficializzato un piano di investimenti da un miliardo e mezzo di euro per l'ammodernamento della Pescara-Roma e quindici milioni di lavori sono stati cantierati nel periodo estivo. E proprio per l'esecuzione dei lavori la ferrovia è rimasta interrotta dalla metà di luglio a settembre tra Sulmona e Tivoli.
Altro progetto ambizioso è quello della riattivazione della cosiddetta variante ferroviaria di Pratola Peligna, che consentirebbe un collegamento ferroviario oggi "proibito": quello tra Pescara e L'Aquila.
PERIPEZIE
Attualmente tra le due città più importanti d'Abruzzo per ottimizzare i tempi ci si può muovere solo in auto: il servizio pubblico dei bus ha tempi troppo lunghi, minimo un'ora e mezza, ma con poche corse selezionate, altrimenti l'orario standard è di un'ora e cinquanta, ma può superare anche le due ore. Con il treno, addirittura, bisogna cambiare a Sulmona: due ore e dieci minuti che nessun coraggioso è disposto ad affrontare. Alla faccia degli spostamenti ecologici.
Con undici milioni che la Regione ha previsto nel Masterplan dovrebbe essere riattivato un pezzo di ferrovia in parte già esistente e da tempo non utilizzata. Eliminando le scambio alla stazione di Sulmona in un'ora e dieci minuti il capoluogo sarebbe collegato alla costa. Tempo più accettabile tanto per i lavoratori che per i turisti che, tra l'altro, attraverserebbero uno dei tratti ferroviari in esercizio più belli della regione, quello tra L'Aquila e Sulmona.
Proprio su quella tratta sono stati completati di recente ulteriori lavori di adeguamento sismico e messa a norma con un investimento di 650mila euro.
L'ultima innovazione attesa è di carattere funzionale; promesso lo scorso anno dal Consigliere delegato Camillo D'Alessandro, dovrebbe arrivare il biglietto unico treno-autobus, un modo per rendere più fluido il ricorso dei cittadini al trasporto pubblico.