Petrolio, armi, diplomazia. Ma non solo. Una visione, un progetto e la voglia di ridisegnare il perimetro (anzi, i perimetri) dello scacchiere mediorientale. Mohammed Bin Salman a 32 anni è l'erede al trono di Arabia, ma di fatto ha da tempo avviato una strategia globale che lo ha portato in cima alle agende di mezzo mondo.
Il suo obiettivo è dare fiato ad una serie di riforme in campo economico/energetico che rivolti il suo Paese come un calzino grazie a privatizzazioni, nuove forme occupazionali per donne e giovani, green economy e geopolitica. Un programma di azioni contenuto nel “libro mastro” di Mbs così come tutto il mondo ormai lo chiama: il titolo è Vision 2030 e rappresenta l'agenda che, ad esempio, il vecchio continente si rifiuta anacronisticamente di adottare.
Idee, spunti, dossier, analisi, approfondimenti e quindi scenari: è la strada scelta dalla politica saudita che, proprio per ergersi a baluardo mondiale di una nuova fase, ha appena concluso una interessante operazione con Mosca. Un accordo sui missili S-400 al fine di sbloccare una significativa fornitura militare dagli Usa. Così Salman a un lato ha creato una corsia preferenziale per la vendita del sistema anti-missilistico THAAD da parte di Washington e dall'altro ha cementato il rapporto con Putin in occasione di una visita storica a Mosca lo scorso 5 ottobre.
Il frutto del meeting sta nei 3 miliardi di dollari per l’acquisto di svariate armi tra cui proprio i missili terra-aria Triumf. Accordo che va “in scia” alle mosse già compiute, compresa la visita alla Casa Bianca programmata per il prossimo mese di gennaio, quando Donald Trump scoprirà il 32enne re e le sue ambizioni: personaggio complesso e articolato, in grado di farsi concavo e convesso.
Da un lato, infatti, giocando una carta diversa nella partita siriana, ancora alle prese con giocatori pronti al baro e con dinamiche in costante (e pericolosa) evoluzione, dove occorre un arbitro autorevole e riconociuto per impedire un altro crack in stile libico; dall'altro la capacità diplomatica di mettere da parte riserve e tentazioni ideologiche al fine di dialogare con gli sciiti iracheni.
Unico stop certo all'Iran, sul quale Mbs ha già fatto trapelare più volte che nessun compromesso verrà ricercato, anche in riferimento ai partners di Teheran, come Qatar e Yemen. Uno scenario sul quale, al netto dell'interesse praticamente di tutti i capi di stato del mondo che si stanno preparando a tessere rinnovate relazioni con il giovane re, pende la spada di Damocle del prezzo del greggio, vera macro incognita che porebbe determinare in un senso o nell'altro successi o freni al progetto Vision 2030.
E'tra l'altro la vera grande ragione che ha spinto Mbs ad avviare una lenta ma decisa manovra di allontanamento dal moloch rappresentato idealmente dal petrolio, per dirigere la nave saudita verso altre acque economiche.
Al di là dei risultati che giungeranno, un insegamento alla vecchia Europa: ferma e troppo in attesa degli eventi determinati dagli altri, a cui un progetto di Visione servirebbe come l'aria.
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