L'intervento: Ma la Tunisia è in bilico sul "lavoro che non c'è"


Secondo la studiosa e saggista italiana, la democrazia resiste incerta tra aperture, culture, spinte sociali e scarsa ripresa



Categoria: ABRUZZO
11/10/2017 alle ore 10:27

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di Ilaria Guidantoni*

La Tunisia vista dall’Italia nell’immaginario collettivo evoca la parola “migranti”: non sono che la punta dell’iceberg di un malessere e anche di una caratteristica storica del Mediterraneo, mare chiuso da sempre ospite di genti in movimento.

La Tunisia terra di migrazioni, verso l’esterno – in direzione dell’Italia, sulla rotta tragica, infiammata in questi giorni – e di accoglienza, sempre più schiacciata dal peso degli arrivi, oggi sta vivendo una stagione di razzismo verso le popolazioni africane, di diffidenza nei confronti di arrivi mediorientali come quelli siriani, di affaticamento per l’afflusso massiccio di libici.

La spinta all’emigrazione è indice di malessere economico ai tempi della democrazia, pur ancora immatura, ma anche di vivacità: la voglia e il diritto reclamato di poter uscire dal proprio Paese. Altrimenti a che serve essere in una rete democratica? Sono soprattutto i giovani e il mondo universitario a reclamare un “Erasmus globale” e la possibilità di creare partenariati più forti con i paesi rivieraschi.

Certo l’ultimo Rapporto sull’emigrazione clandestina del Forum tunisino per i diritti economici e sociali (Ftdes) presentato il 9 ottobre scorso parla di un aumento crescente anche in prospettiva dei candidati alla harga (immigrazione clandestina).

Nel complesso la Tunisia resiste ai sommovimenti del sud del Mare Bianco di Mezzo e del Medioriente ma soffre di una certa stasi politica: rimpasti di Governo che non cambiano le sorti della politica, mentre l’economia langue e soprattutto il lavoro non si è rimesso in marcia.

Sotto il profilo normativo però, in tutti i settori, il rinnovamento c’è e anche dell’evoluzione sociale e della cultura oltre che della vita quotidiana: la conflittualità è attenuata (o forse in parte rassegnata?). In questo ultimo anno è decisamente aumentata ad esempio l’attenzione all’ambiente con l’istituzione della polizia ambientale.

Il problema al momento sono i tassi di inflazione che allarmano i consumatori: tra settembre e agosto c’è stato un aumento dell’1,2% legato ai prodotti freschi alimentari e un aumento medio in un mese dello 0,7%; e la forte svalutazione della moneta locale che potrebbe arrivare ad un cambio con l’euro 1 a 3 a dicembre e superare i 3 euro per la primavera 2018.

La Tunisia perde il potere d’acquisto ma potrebbe giocarsi delle carte importanti, quella del turismo, che ha conosciuto un segnale di ripresa nel 2017 lontano però dai livelli del 2014 (-26%), sua risorsa principale e delle esportazioni.

Il Paese non è ricco ma i fosfati, alcuni prodotti agricoli, soprattutto l’olio che mantiene una produzione di qualità e quantità, possono avere gioco favorevole. Il rilancio delle relazioni, con Italia e Francia è evidente, non solo a livello diplomatico, ma occorre mettere in campo una progettualità concreta.

Forza e coraggio. Non c’è tempo da perdere, tanto più che ci sono le elezioni comunali in vista, rimandate, come noto, al marzo 2018 (dopo che erano state fissate il 17 dicembre prossimo).

 

*Scrittrice, giornalista e studiosa di Mediterraneo, è in uscita con la tradizione dell’inedito del poeta algerino Jean Sénac Ebauche du père pour en finir avec l’enfance (Oltre Edizioni); sua anche la curatela.