Non era certo andato in Grecia per turismo nell'agosto del 2015 Salah Abdeslam, il jihadista arrestato nel quartiere di Molenbeek, a Bruxelles, per gli attentati di Parigi e della capitale belga. Ma essenzialmente perché Atene da anni “ospita” una cellula dell'Isis dedita ai passaporti falsi e oggi, secondo l'allarme dei servizi segreti greci, è popolata da decine di terroristi dormienti. Si tratta, come Abdeslam e il suo socio Sofiane Ayari, di persone che hanno attraversato la Turchia dalla Siria con barche e gommoni. E che adesso tengono con il fiato sospeso le intelligences del vecchio continente.
Nel 2016 ne sono stati arrestati 15. Si tratta di persone che hanno attraversato la Turchia dalla Siria mescolati ai migranti: sono state identificate e registrate dalle autorità greche. Molti di loro si sono spostati verso l'Europa centrale e altri sono ancora in Grecia. Di questi, 4 sono considerati operativi dei nuclei jihadisti associati con lo Stato islamico e vengono monitorati giornalmente. Sono entrati in Grecia con il flusso di profughi e sono considerati molto pericolosi. Tra l'altro nel Paese sono segnalate decine di moschee non ufficiali e lo scorso maggio il governo Tsipras ha deciso di far costruire nella capitale una moschea (del costo di 800 mila euro) nel quartiere ateniese Botanikos al posto di un dormitorio per famiglie greche indigenti.
I timori dei servizi poggiano essenzialmente su una serie di fatti accaduti nei mesi scorsi. Nel giorno dell'Assunta (lo scorso 15 agosto) ad Atene, in Piazza Kotzia, si sono radunati alcune migliaia di persone per celebrare la Giornata Nazionale di indipendenza del Pakistan. Nell'ambito delle manifestazioni alcuni passanti hanno ascoltato slogan non pacifici e non attinenti alla manifestazione. E pochi giorni fa fuori dal carcere di Atene un uomo ha cominciato a gridare "Allah Akbar" e con i prigionieri stranieri che dalle finestre approvavano.
Inoltre nel manuale intitolato "La radicalizzazione islamista e il terrorismo in Europa", si osserva che la Grecia, come altri paesi dell'Europa meridionale, non ha ancora sperimentato l'intensità del rischio del terrorismo islamico. C'è da dire, però, che la Grecia non ha nel suo passato episodi legati al colonialismo, ma anzi mantiene legami storici con i paesi del mondo arabo e più in generale con l'Islam.
Le forze di sicurezza hanno avviato una serie di esercitazioni: simulazioni di attacchi con mezzi come camion, furgoncini e auto pirata sulla scorta di quanto accaduto in Spagna, Inghilterra e in Germania. Significa che comunque si teme per l'eventualità di un attacco, anche se secondo fonti militari, nonostante si valuti come improbabile un'azione terroristica su larga scala, perché sarebbe una primizia in Grecia, è innegabile il filo che lega il terrorismo islamico con la Grecia e il traffico delle pasticche dell'Isis.
Nel giugno 2016 un commando composto da agenti americani e greci aveva sequestrato nel porto ellenico del Pireo un carico con 26mila pasticche di Tramadol, destinate ai miliziani dello Stato Islamico. Si tratta di un forte narcotico oppioide sintetico utilizzato per sedare dolori e ferite: avrebbero fruttato circa 13 milioni di euro. Erano stipate in un container proveniente dall'India, la cui destinazione finale era la Libia.
Nel novembre del 2015 erano state sequestrate al confine turco-siriano 11 milioni di pillole Captagon, ribattezzata «la droga del jihad» perché inibisce la paura. Chi le prende non dorme per giorni, ed è pervaso da un senso di onnipotenza. Secondo il Deuxième Bureau il commando che attaccò Parigi nel 2015 era «fatto» di Captagon. Siria, Turchia, Grecia, Europa: il viaggio delle pastiglie dei tagliagole passa dal Mediterraneo.
twitter@FDepalo