L'Abruzzo e il turismo, ecco di chi sono davvero le colpe


Che salti questo tappo di mediocrità diffusa e maleodorante, che venga scrostata questa patina di ruggine che è diventata una grande catena


di Leone Protomastro
Categoria: ABRUZZO
13/08/2018 alle ore 08:54

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Che nessuno venga a dare la colpa ai media che soffiano sul vento dei problemi, o sulle polemiche personali o sulle chiacchiere che dal Transatlantico di Piazza Colonna arrivano sul lungomare di Pescara.

Il 19mo posto occupato dall'Abruzzo nella classifica italiana delle presenze turistiche è semplicemente il frutto delle scelte (o delle non-scelte) fatte dalla Giunta uscente. E non se ne dolga alcuno (assessori, consulenti, burocrati, funzionari strapagati) se si accenta con insistenza questo passaggio: da stolti voler balzare in testa dove da anni veleggiano Trentino e Puglia, ma neanche essere soddisfatti per questo mortificante risultato.

In questa estate pre-elettorale abbiamo dato spazio alle istanze di alcuni territori, come il grido di dolore di Caramanico Terme, le sofferenza di Sulmona con giunta ballerina, le ansie di chi dopo Rigopiano ha paura, le balneazioni interrotte un giorno sì e l'altro pure nella marina pescarese. E la politica cosa ha fatto?

Anziché leggere, analizzare e interrogarsi serenamente su cosa non va per riparare dannni e invertire il trend, se ne è infischiata di problemi e discrepanze, di promesse non mantenute o soldi spesi male, malissimo.

I 400mila euro per “quel” campetto di provincia sono uno schiaffo a quelle imprese che fanno turismo e che avrebbero bisogno di un polo regionale che faccia da traino al comparto.

In Puglia da anni è stato implementato il portale “ViaggiareinPuglia”, ma non curato dal parente del potete di turno o da un approssimativo team di pseudo giovani che scimmiottano quelli macroniani che passano la giornata a specchiettare cosa fanno gli avversari su facebook: bensì da professionisti del settore, forti di curricula inattaccabili, resi densi da anni di esperienza, formazione, predisposizione alla creatività basata su numeri e idee, non su boutade o svolte strampalate.

Per fare una frittata, diceva un grande intellettuale del passato, serve rompere le uova. E allora che si rompano le uova abruzzesi, che salti questo tappo di mediocrità diffusa e maleodorante, che venga scrostata questa patina di ruggine che è diventata una grande catena che blocca braccia e gambe di questa regione che, non va dimenticato, ha certamente anche i suoi limiti e i suoi difetti.

Ma che però, proprio in virtù di una classe dirigente povera e scostante, nessuno aiuta a sanare.

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