Tutto lascia pensare che sarà l'ex vicepresidente Joe Biden a poter vincere le primarie democratiche tra poco meno di un anno. Mentre i suoi avversari si affannano non poco per costruire profili, slogan e perimetro programmatico, la campagna di Biden sta seguendo un approccio diverso. Meno ansia e più ragione.
Non tantissimi eventi in agenda, selezionati e mirati per pubblico e target, esposizione non invasiva sulla stampa, azione lenta ma costante. Secondo il suo staff è questa la strategia giusta per diventare lo sfidante di Donald Trump alla Casa Bianca. Ecco perché potrebbe davvero farcela.
In primis ha scelto una tattica diametralmente opposta a quella dei suoi compagni di partito che, sfidando Trump sul breve periodo di tweet e annunci, di fatto non riescono a reggere il confronto. Biden prova dunque a cambiare terreno di gioco e andare sulle analisi, sulla programmazione lungimirante e non di pancia, sugli incontri in piccole sedi che Politico ha ribattezzato in stile “Rose Garden”. Soprattutto non insegue gli altri competitors democratici, ma prosegue per la sua direzione.
Secondo Antjuan Seawright, uno stratega democratico che ha lavorato per le campagne di Hillary Clinton nel 2016 e nel 2008 nella Carolina del Sud, nel caso di Biden non conta l'età, o il fatto di avere già molta strada dietro di sé, perché alla fine “un ritmo lento e costante vincerà la gara".
L'ultimo sondaggio in ordine di tempo è stato realizzato in Pennsylvania e mostra come Biden sia in testa tra i dem con il 39%, ben più avanti di Sanders al 13%, Harris e Warren all'8%, Buttigieg al 6% e il senatore Cory Booker, al 5%. Il sondaggio ha anche rilevato che il 61% dei democratici registrati in Pennsylvania pensa che Biden abbia le maggiori chanches di battere Trump, seguito da Sanders con il 6%.
La Pennsylvania è uno stato sinificativo: nel 2016 Trump vinse per soli 44.000 voti (un punto percentuale rispetto alla Clinton) rompendo di fatto una consuetudine vincente di ben tre candidati democratici. Nel mezzo le tensioni internazionali, con il Medio Oriente, in particolare l'Iran, a rappresentare un altro schema in cui i muscoli di The Donald vengono stesi e mostrati in giro per il mondo.
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