Il benessere porta protesta? Dieci anni fa l'Albania viveva due macro emergenze: una grande crisi energetica che la lasciò al buio e il crollo degli investimenti stranieri per una serie di deficienze strutturali di primo piano, come l'assenza nella legislazione nazionale di una banca dati centrale con un registro delle persone fisiche e giuridiche e la mancanza di una norma per difendere i diritti d'autore i marchi e i brevetti.
Oggi la “Tirana da bere” vive ben altra stagione, con un progresso economico e commerciale sotto gli occhi di tutti, mescolato alla voglia di Ue che si respira anche nelle istituzioni. Ma proprio il passaggio dalla povertà più nera ad una fase di grande transizione, anche sociale, porta in grembo più instabilità. L'Albania si infiamma contro governo e premier chiedendone le dimissioni proprio quando ha raggiunto un buon sviluppo e sta facendo progressi con la procedura di ingresso Ue alle porte, già in giugno all'indomani della formazione del nuovo Parlamento europeo.
La manifestazione di due giorni fa è l'ennesima con il governo socialista guidato da Edi Rama. Lancio di molotov, reazione delle forze dell'ordine, palazzo del governo assediato e circondato. Che cosa accade in questo fazzoletto sociale che ha cambiato diametralmente passo?
La piazza in fermento è scattata dopo il comizio del leader conservatore Basha, che ha tuonato contro la corruzione del socialista Rama. Sullo sfondo la partita per l'ingresso in Ue, il business degli idrocarburi con le concessioni pronte per le perforazioni nello Ionio e le influenze straniere. Come quelle della Turchia, che realizzerà a sue spese il nuovo aeroporto internazionale.
Nel mezzo la consapevolezza che il costone balcanico, seppur “istituzionalmente normalizzato” dopo le macerie della guerra nella ex Jugoslavia, necessita di altre politiche che armonizzino esigenze e istanze, in un luogo che è naturalmente ircocervo di percezioni e sensbilità differenti. Le cosiddette primavere balcaniche, che seguono quelle arabe avviate con la Rivoluzione dei Gelsomini in Tunisia, hanno alla propria base un moto sociale, ideologico e religioso da non sottovalutare. Esso, poi, si mescola alle governances regionali e anche ai flussi di influenze geopolitiche, ma prima di tutto sono un termometro di disagio. Che, quantomeno, va analizzato e raccontato.
twitter@ImpaginatoTw