Il pericolo (non solo per Istanbul) del Sultano Erdogan


La ripetizioni delle elezioni amministrative fa sconfinare la deriva autoritaria e apre di fatto una crisi mediterranea


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
11/05/2019 alle ore 08:50

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Ormai è un pericolo certificato, non solo per il Bosforo.

Forse solo in qualche stato africano accade ancora che chi perde poi chiede di rigiocare finché non vince. Quello che è accaduto a Istanbul, con le elezioni perse dal partito di Erdogan e fatte ripetere per la vergognosa massiccia pressione del partito di governo turco Akp, non ha epiteti per essere definito.

Anche Bruxelles alza la voce, con le critiche da parte del commissario europeo per l'allargamento Johannes Hahn, che usa il termine “farsa” per commentare la giustificazione turca circa la ripetizione delle elezioni comunali condito dal licenziamento dei sindaci eletti che “è del tutto inaccettabile”.

La Commissione europea ritiene che non vi sia alcuna necessità di una seconda tornata elettorale, come ripete Hahn: “Nella mia dichiarazione congiunta con il capo della politica estera dell'Unione europea Federica Mogherini abbiamo sottolineato la necessità che i motivi di tale decisione vengano spiegati. Non è successo. Ciò che è stato annunciato pubblicamente come una ragione è una farsa".

La Commissione elettorale turca Ysk è intervenuta dopo le proteste del partito islamico conservatore AKP del presidente Recep Tayyip Erdogan che denunciava irregolarità, e ha annullato le elezioni ordinandone la ripetizione tra 45 giorni.

Il caso elettorale arricchisce di un altro capitolo la deriva anacronistica, antidemocratica e sostanzialmente assurda della guida Erdogan. Qui poco hanno a che fare dossier strategici e pur di primaria importanza come la geopolitica, l'economia, l'energia o la difesa. Stiamo sconfinando nel campo dei diritti e delle regole del gioco che vengono calpestate malamente, un atteggiamento che dovrebbe produrre una veemente reazione da parte di tutte le istituzioni internazionali.

Forse neanche il teorizzatore di quel neo ottomanesimo che Erdogan sta applicando, l'ex premier Ahmet Davutoğlu autore del volume “Profondità strategica”, avrebbe immaginato una simile deriva.

L'episodio, gravissimo, riporta di fatto la Turchia all'interno di quella sfera a cui appartengono le dittature che ancora persistono in alcuni continenti, dove non esistono diritti certi e dove la volontà del re conta più dei singoli individui. Un pericolo certificato, non solo per il Bosforo, ma per tutto il Mediterraneo.

 

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