Una partita doppia, con due squadre comunicanti e che danno battaglia su due terreni distinti e distanti. Non c'è solo il fronte geopolitico in Libia a tenere banco per la Francia di Macron, alle prese con il sostegno alla campagna di Haftar alle porte di Tripoli, ma il fronte interno si arricchisce di un altro elemento di sicura complessità.
Nel ping pong con i gillet gialli, il governo annuncia uno sgravio fiscale da 5 miliardi di euro ma senza dettagliare le soluzioni per compensare questa mancanza di entrate per lo stato. Nel pacchetto sono compresi ad appannaggio di "coloro che lavorano" un significativo calo della tassa sul reddito, oltre a quasi 1,5 miliardi di sconti per alcuni pensionati.
Secondo il ministro dell'Economia e delle Finanze, Bruno Le Maire, circa 15 milioni di famiglie francesi saranno interessate al provvedimento a partire dal 1 gennaio.
Entro il prossimo mese di settembre se ne saprà di più, anche perché i numeri non mentono e le coperture una volta promesse andranno trovate per evitare una marcia indietro e quindi altri scontri con i manifestanti che hanno messo a ferro e fuoco Parigi negli ultimi mesi.
Si tratta della fascia di imposta del 14%, tra i 9.645 e i 27.519 euro. Le strade sarebbero due: il ritorno di una quota inferiore dopo un provvedimento simile attuato in Olanda, oppure la creazione di un'aliquota intermedia inferiore al 30%, che tocca la forchetta tra i 27.520 e i 73.779 euro. Dal partito di Macron spingono per inserire due nuove aliquote, al 5% e al 10%, nella prima fascia anche se Le Maire non sembra entusiasta e punterebbe direttamente ad un haircut.
Ma al di là dell'obiettivo da colpire, resta insoluto il modus operandi.
Emmanuel Macron ha individuato tre possibilità per compensare gli sgravi: l'eliminazione di alcuni vantaggi fiscali per le imprese, gli immancabili tagli alla spesa pubblica e una riforma delle pensioni per estendere il periodo contributivo e quindi alzare l'età pensionabile. Ma quest'ultima ipotesi è la più difficile da realizzare, dal momento che i nuovi sgravi sono annunciati già per il 2020 e che la riforma delle pensioni attualmente in lavorazione non può tecnicamente entrare in vigore prima di un lustro.
Inoltre zavorrare le imprese di altro carico fiscale significherebbe innescare la spirale di possibili licenziamenti prima che di mancate assunzioni, dal momento che è proprio lì nel patto tra imprese e governo che si gioca la vera partita, mentre l'Eliseo spaventato dalle proteste che non si fermano cerca di correre ai ripari ma senza lucidità. La stessa che sta mancando in Libia, dove la sua foga di fare produrrà altro caos.
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