Nell'Aula della Camera si è aperta la discussione sul riconoscimento del genocidio del popolo armeno, avvenuto tra il 1915 ed il 1916. Genocidio non riconosciuto dalla Turchia perché troppo scomodo da ammettere, nonostante il milione di morti e ancora prima le repressioni sanguinose del 1894, passando ai “giovani turchi” che, dopo secoli di pacifica convivenza, animarono le stragi del 1915. Nel 1923 con la nuova Turchia di Ataturk di genocidio non si può parlare, come oggi.
La differenza è che oggi il governo di Ankara, stizzito per la mossa del parlamento italiano, ha convocato il nostro ambasciatore Massimo Gaiani, per alcuni chiarimenti. Chiarimenti che però non c'erano stati circa un anno fa quando la nave Saipem dell'Eni nel Mediterraneo orientale venne minacciata da una fregata turca, provocando il cambio di “viaggio” dell'imbarcazione italiana, mentre quando la stessa sorte toccò ad una nave dell'americana Exxon Mobile arrivò in suo soccorso la Sesta Flotta a stelle e strisce.
Che cosa è accaduto agli armeni? Hanno subìto una vera e propria pulizia etnica, come ponti, ciprioti e curdi da mano ottomana. Basti pensare che ai parlamentari turchi è fatto divieto di menzionare il genocidio armeno e la parola Kurdistan: un fatto gravissimo, che si sposa con quel neo ottomanesimo di matrice erdoganiana che trae la sua linfa velenosa dal grande bluff fatto da Ankara al tavolo da gioco euromediterraneo. Dove il Sultano si è accomodato, invitato anche dalla retorica tanto cara ai buonisti di casa nostra che non hanno evidentemente studiato a fondo la storia, per poter fare affari mescolati a propaganda.
E Bruxelles come reagisce? Alcuni stati membri hanno riconosciuto il genocidio e varie organizzazioni internazionali hanno invitato il governo turco ad accettarlo. Con la risoluzione del 15 aprile 2015 il Parlamento Europeo ha esortato la Turchia a riconoscere il genocidio armeno e aprire la strada per una “vera e propria riconciliazione” tra le due nazioni. Ma come è noto la "risposta" di Erdogan si è vista nei massacri di Gezi Park, dove la brutale polizia turca ha fatto morti e feriti mentre giovani e studenti manifestavano pacificamente.
Un invito quello europeo al Sultano, alle prese con il trend negativissimo della lira turca, che ovviamente è caduto nel vuoto. Ma il fatto che il Parlamento italiano oggi faccia questo passo significativo verso una frontiera di onestà intellettuale e rispetto della storia è una buona notizia.
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