La Conferenza per il futuro della Libia del 14 aprile non è ancora iniziata, ma il Generale Khalifa Haftar ha pensato di mettere le sue carte già sul tavolo di quell'incontro. La breccia che il suo esercito intende aprire su Tripoli ne è la dimostrazione plastica, con la primizia della novità targata Onu.
Per la prima volta infatti l'attuale Segretario Generale Gutierrez non è seduto nel Palazzo di Vetro, ma si è racato in loco a sondare gli umori per rendersi conto di persona di come bolle la pentola libica. Troppa la cenere sotto il fuoco che non è mai stata spenta dal 2011 ad oggi e lo dimostra una volta di più non solo l'azione di in sé dell'uomo forte della Cirenaica, quanto quella dei players esterni che la supportano.
Fonti vicine alle milizie di Haftar che stanno premendo su Tripoli annunciano di avere il gradimento dell'Eliseo. Significa che dopo le bombe del 2011 la Francia si rende protagonista di un'altra fuga in avanti, dagli sviluppi imprevedibili. Troppo esiguo l'equilibrio nel paese tra le due fazioni per non subire contraccolpi da questa mossa, che in verità non è un fulmine a ciel sereno. Da settimane infatti tutti hanno avvistato le milizie di Haftar che dal sud della Libia facevano rotta su Tripoli.
Il problema semmai è il risultato di questa escalation, dal momento che il fronte dei giacimenti petroliferi aveva appena fatto registrare una parentesi di calma, con il vertice del Noc che da giorni faceva trapelare l'intenzione di recuperare il rapporto con le tribù per programmare una ripresa delle attività estrattive.
Secondo Ahamed Maitig, vice presidente del Consiglio presidenziale libico, Haftar avrebbe violato “l'accordo con la comunità internazionale quando ha cercato di invadere la regione occidentale", aggiungendo di disporre della forza necessaria per rispondere all'escalation militare.
Mosca dal canto suo getta acqua sul fuoco e conferma il suo “sostegno all’unità, all’integrità territoriale e alla sovranità della Libia e all’instaurazione di un dialogo continuo intra-libico con un ruolo di coordinamento affidato al rappresentante speciale per la Libia dell’Onu Ghassan Salamè”. Quindi di fatto di distingue da Parigi che non ha ancora assunto una posizione chiara.
Haftar però tira dritto (“non fermo la mia offensiva contro il terrorismo” ha detto), mentre nel frattempo le milizie di Zintan e Misurata si sono posizionate intorno alla capitale libica, con l'obiettivo di fermare le sue incursioni. La situazione è in fervente evoluzione, con il rischio che il tentativo di penetrare a Tripoli possa trasformarsi in una nuova crepa nel sottile muro libico.
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