Libia, è fine del dualismo Serraj-Haftar? Ecco chi preme sull'acceleratore


L'uomo forte della Cirenaica dopo il sud del paese, è pronto a prendersi anche Tripoli. L'Italia fuori dalla partita


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
23/03/2019 alle ore 09:47

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Gli uomini dell'uomo forte della Cirenaica, il generale Khalifa Haftar, sono alle porte di Tripoli. Non solo hanno “inglobato” il sud della Libia, ma sono praticamente vicini ad entrare in casa di Al Serraj, il perno dell'occidente e dell'Onu. 

Significa che gli schemi stanno saltando, con l'Italia ancora una volta auto-esclusa dalla partita libica, questa volta più per suoi demeriti che per accelerazioni d'oltralpe.

La Conferenza di Palermo non ha prodotto i frutti auspicati, anche per questo (e per il caso cinese) nelle ultime settimane il Quirinale sembra avere più di un piede nella Farnesina che non si è distinta per particolare attivismo.

Lo ha certificato, qualora ve ne fosse il bisogno, anche il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian che ha lodato i "grandi progressi" compiuti nel sud della Libia dal capo dell'esercito nazionale sottolineando allo stesso tempo che non esiste una soluzione militare alla crisi libica. Una frase dal sapore diplomatico, dal momento che l'avanzata dal sud a Tripoli non è certamente di natura civile (né potrebbe esserlo).

Appare evidente come l'idea di contrastare gruppi terroristici, gruppi criminali organizzati e gruppi armati stranieri, “che hanno accentuato l'instabilità nella regione per un lungo periodo" (parafrasando proprio Le Drian) è il punto di partenza per costruire una nuova stagione nel paese, ma il dualismo Serraj-Haftar si sta rivelando sempre più a vantaggio del secondo, che può contare anche sul sostegno di Parigi oltre che del Cairo e di Mosca.

I due contendenti, Haftar e Al-Sarraj, si sono incontrati ad Abu Dhabi tre settimane fa, e in quell'occasione hanno concordato di "porre fine alla fase di transizione" in Libia "attraverso le elezioni generali". Un passaggio che è più volte saltato nell'ultimo anno, ma questa volta qualcosa potrebbe cambiare.

Da un lato si registra il nulla osta della Libia ai 34 miliardi di dollari di budget per il 2019 dopo mesi di fiaccanti dispute. Inoltre la produzione petrolifera, dopo i blocchi armati ai giacimenti più importanti dello scorso dicembre (come Sharara), stanno riprendendo con il Noc in grande spolvero. Se a questo scenario si somma il peso specifico, costantemente in crescita, di Haftar e delle sue truppe non più solo in Cirenaica, allora tutto è più chiaro.

Anche perché a fronte di un dualismo che sino ad oggi ha prodotto sabbie mobili, si fa largo un leader che sta prendendo il sopravvento.

 

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