Quella guerra sotterranea (con bombe e Social Media Influencers) tra Armenia e Azerbaijan


Da un lato Baku non tiene fede agli impegni internazionali, dall'altro la partita del gasdotto Tap si intreccia con vecchie ruggini e prevaricazioni. Con l'Ue muta


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
01/08/2017 alle ore 13:07

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Prima le armi, poi ancora le armi ma accompagnate dai cosiddetti Social Media Influencers. Come cambiano le guerre nell'epoca della post modernità? C'è il rischio che la geopolitica assuma le sembianze di una rampicante con mille e più rami che figliano fiori diversi e differenti?

Tra Armenia e Azerbaijan sta andando in scena un conflitto prismatico, non fosse altro perché presenta intrecci chirurgici non solo con il gasdotto Tap che, da Baku, sta portando il gas in Europa tramite un collegamento sottomarino con la Puglia (foriero di proteste e carte bollate) ma con vecchie ruggini e storiche prevaricazioni tra i due soggetti, e con l'Ue a recitare per l'ennesima volta un ruolo di anomalo mutismo che non fa bene alle sorti della macroregione eurocaucasica.

I fatti: il Ministero della Difesa azero sostiene che lo scorso 4 luglio le forze armate armene hanno colpito il villaggio di Alkhanli con mortai e lanciagranate pesanti. Il bilancio parla di una donna e una bambina morte. L'Armenia si difende sottolineando che da un mese l’Azerbaijan prosegue nel violare gli accordi di cessate il fuoco trilaterale del 1994-1995. Non va dimenticato infatti che le recenti dichiarazioni ufficiali dei Co-Presidenti del Gruppo Minsk dell’OSCE, unica voce delegata dalla comunità internazionale alla risoluzione del conflitto in Nagorno Karabakh, fanno riferimento ad un attacco condotto il 15 maggio scorso dalle forze armate azere, che hanno sparato un missile attraverso la linea di contatto.

Secondo Mammad Ahmadzada, ambasciatore in Italia della Repubblica dell’Azerbaijan, l'Armenia da oltre 25 anni occupa militarmente il 20% dei territori dell’Azerbaigian inclusi la regione del Nagorno Karabakh e i sette distretti adiacenti, “un paese la cui aggressione militare contro l’Azerbaijian ha causato una vera pulizia etnica contro gli azeri”.

Ma Victoria Bagdassarian, ambasciatrice armena in Italia, mette l'accento sul fatto che finché l’Azerbaijan non terrà fede ai suoi impegni internazionali, è la stessa leadership di Baku ad avere la piena responsabilità per tutte le vittime di quelle provocazioni. “La parte armena non agisce mai come iniziatore degli attacchi ma è sempre pronta, se necessario e se costretta, a prendere contromisure per smorzare qualsiasi azione provocatoria dell’Azerbaijan ed esercitare il suo pieno diritto all’autodifesa”, la sua replica.

La recrudescenza del conflitto in Nagorno Karabakh è testimoniata dal fatto che lo scorso 4 luglio le forze armate azere hanno utilizzato un sistema multiplo di lanciarazzi proprio contro la popolazione del Nagorno-Karabakh, il cui esercito di difesa è stato obbligato, in risposta, a prendere misure per contrastare le azioni aggressive della parte azera. Vale la pena di rammentare, in questa faccenda molto complicata e articolata, che le posizioni di difesa del Nagorno-Karabakh sono state attaccate da postazioni installate ad hoc nei luoghi abitati dalla popolazione civile dell’Azerbaijan. E non è la prima volta, come dimostrato da alcune foto pubblicate su Artsakh Defense Army, ma Baku lo “dimentica”.

Chi tenta di manipolare le informazioni per far emergere una posizione a svantaggio dell'altra? Si sta formando una lobby a cavallo di bombe e Social Media Influencers che pospone i fatti ai meri interessi di parte? E ancora, come rammentato da Ernesto Galli della Loggia in un arcigno fondo sul Corriere della Sera, l'Italia è condannata a restare un Paese senza alleati, isolato finanche nel bacino euromediterraeo perché agli eventi storici del '900 non è seguita una seria maturazione (geo) politica?

 

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