Cosa andrebbe (davvero) fatto in Grecia per dare uno shock al pil


Oggi le privatizzazioni sono imposte, ma se fossero state programmate Atene non raccoglierebbe solo briciole


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
29/07/2017 alle ore 13:53

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Mentre qualche penna, italiana ed europea, incensa oggi le decisioni del premier greco Alexis Tsipras ed altre (poche in verità) raccontano i retroscena contenuti nel nuovo libro dell'ex ministro Yanis Varoufakis (“Adult in the room” - Randon House), c'è un aspetto che da più parti è sottovalutato nel quadro di insieme che concerne i paesi piigs, in modo particolare la Grecia e l'area euromediterranea.

In qualche misura, manca ancora la consapevolezza socio-politica che non è con più tasse e assoluta austerità che si stimola la ripresa o si invitano nuovi investitori, anzi. Il libro delle occasioni perdute se da un lato ingrassa pericolosamente le sue pagine, dall'altro conserva ancora troppe pagine vuote ancora da scrivere.

Certo, rispetto a cinque anni fa qualcosa si sta muovendo nel mare Egeo. Era il 14 luglio del 2014 quando l'allora premier conservatore greco, Antonis Samaras, mise il sigillo alla cooperazione tra Grecia e Cina che oggi sfocia in una partnership infrastrutturale e marittima, con il colosso Cosco che ha privatizzato il porto del Pireo. Si tratta del primo players mondiale che ha deciso di puntare sul Mediterraneo, anziché su Rotterdam, per scaricare al Pireo migliaia di containers a settimana, che in seguito andranno ri-direzionati in treno sulla dorsale balcanica e verso il centro Europa.

Esattamente tre anni fa l'allora premier cinese Li Keqiang, prima, e il Presidente Xi Jinping dopo, furono i protagonisti di un lungo tour tra Atene, Creta, Kastelorizo e Rodi. Non per turismo ma per concordare partnership in vari settori commerciali e una partecipazione attiva alle privatizzazioni elleniche. In cambio la Grecia si impegnò a fornire servizi per supporto, manutenzione e riparazioni alle navi da guerra cinesi che operano nella regione mediterranea.

Il 28 settembre del 2016 il parlamento greco disse sì, tra mille proteste intestine, al pacchetto di riforme imposto dalla troika per ottenere nuovi prestiti al cui interno erano comprese la privatizzazione delle utilities di acqua e gas, la liberalizzazione del mercato elettrico e altri tagli alle pensioni. Furono necessari quattro giorni di duri scontri parlamentari per giungere all'approvazione con 152 sì e 141 voti contrari.

La differenza tra il 2014 e il 2016 è che nel primo caso la regia fu politica, mentre nel secondo la troika impose il voto al governo Syriza. Significa che non è Tsipras ad essere diventato improvvisamente liberale, piuttosto ha incassato tout court il “pacchetto all inclusive” dei creditori internazionali, con tagli e svendita dei gioielli di famiglia, mentre invece una stagione di privatizzazioni, fisiologiche ma regolate, se fosse stata programma con lungimiranza avrebbe potuto portare più vantaggi ad Atene.

Ma oltre ai containers c'è dell'altro e alla voce turismo: i suoli privatizzati nell'area del vecchio aeroporto Ellenikon saranno incanalati verso il nuovo business rappresentato dai turisti cinesi con protagonista Fosun International, il colosso orientale coinvolto nella privatizzazione dell'ex aeroporto, che ha in programma una serie di mosse per portare in Grecia milioni di turisti cinesi. E'la ragione che lo ha spinto a sfruttare la propria partecipazione nell'agenzia Thomas Cook come vettore utile a implementare pacchetti di viaggio speciali per il mercato cinese.

Si tratta di un vero uovo di Colombo per la Grecia, con un bacino che il governo cinese ha stimato in 1,5 milioni di cittadini cinesi che saranno invogliati a scegliere come destinazione la Grecia (mentre oggi sono solo 150mila). A breve saranno annunciati gli acquisti di unità alberghiere esistenti, assieme alla realizzazione di nuove strutture utilizzando il Club Med, che appartiene al gruppo cinese.

Ulteriore conseguenza della strategia ellino-cinese sarà il volo diretto da Pechino e Shanghai per Atene, così come anticipato da Jim Jiannong Qian, Senior Vice President di Fosun durante la sua visita ad Atene dello scorso 4 maggio.

Risale al 2011 la prima mossa di Fosun in Grecia, con la partecipazione in Folli Follie. Fosun è il più grande private equity cinese che investe in Europa. La società di investimento di Hong Kong quotata in borsa, ha un peso considerevole nei settori delle assicurazioni private e del turismo, avendo fatto importanti acquisizioni in Europa e negli Stati Uniti.

L'occasione del ponte con la Cina dovrebbe essere sfruttata in tandem con una mossa davvero strategica per la Grecia e il Mediterraneo: se solo il governo invitasse qualche armatore greco di stanza a Londra a far ritorno (con sede legale) a Pireo, allora sì che si aprirebbero autostrade per Stati e imprese. Ma occorre libertà mentale e assenza di paraocchi ideologici per dare una sterzata di questo genere.

E nessuno è sicuro che certa sinistra italoellenica tutta pugno e souvlaki, ma con nell'altra mano un cesto di promesse infrante, sarà capace di farlo.

 

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