Regionali, anche Bracco si iscrive al partito del rinvio


Abruzzo: che succede dopo l'appello dei sindaci guidati da Bucci al ministro Salvini?


di Emma Derossi
Categoria: ABRUZZO
15/12/2018 alle ore 17:11



Le elezioni regionali abruzzesi sono alle porte ma i sindaci si stanno muovendo per il rinvio. La motivazione? Il 10 febbraio è una data che, vista la stagione invernale, potrebbe causare imprevisti (neve, ghiaccio, ecc.) per gli elettori. Un gruppo di sindaci guidati da Maurizio Bucci, sindaco di Gamberale (CH) hanno inviato una lettera al ministero per chiedere ufficialmente il rinvio delle suddette regionali.

Al coro si è unito anche il consigliere regionale Sinistra Italiana Leandro Bracco, che invece, leggi alla mano, spiega il perché votare a febbraio violi le normative vigenti. 

BRACCO

“Il decreto legge 98/2011 divenuto legge 111/2011 dice chiaramente che per eleggere il Consiglio regionale dell’Abruzzo dell’undicesima legislatura bisogna votare il 26 maggio, data in cui circa 51 milioni di nostri connazionali aventi diritto si recheranno alle urne per rinnovare i membri italiani del Parlamento europeo”.

Così l’esponente di Sinistra Italiana Leandro Bracco che aggiunge: “Se entro pochissimi giorni il titolare del Viminale Matteo Salvini non dovesse decidere per l’accorpamento delle Regionali abruzzesi con le Europee, io e il mio partito nel nome del Segretario regionale Daniele Licheri abbiamo già pronto un ricorso straordinario da presentare, come la legge consente, al Quirinale. E’ giunto il momento di dire basta alle continue violazioni di norme in vigore”.

Secondo Bracco, dunque, votare il prossimo 10 febbraio sarebbe una gravissima violazione normativa. “Con decreto del Presidente facente funzioni Giovanni Lolli - continua - è stata fissata la data delle elezioni regionali per il 10 febbraio 2019. Come è noto sia la Legge elettorale regionale che lo Statuto della Regione Abruzzo avrebbero imposto la fissazione della data per il rinnovo dell’Emiciclo entro lo scorso mese di novembre. Così purtroppo non è stato. Ne deriva che l’individuazione della data elettorale nel corso del 2019 integri una palese violazione di legge”.

Bracco spiega come la legge prescriva l’obbligo (e non la facoltà) di accorpare tutte le elezioni in un’unica data “al fine di realizzare un significativo risparmio in termini economici per le Casse dello Stato, risparmio che è lo scopo fondamentale del Dl 98/2011.

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“Nel caso del 2019 tutte le elezioni in programma dovranno avere luogo il 26 maggio in quanto tale data è già stata fissata unanimemente, con decisione del Consiglio dell’Unione Europea, come quella nella quale verrà effettuato il rinnovo dei membri del Parlamento Ue. Oltre a una violazione che implicherebbe uno sperpero di diversi milioni di euro della collettività abruzzese (dai sei agli otto milioni a seconda delle stime) occorre ribadire quanto già emerso nel dibattito pubblico e cioè che votare il 10 febbraio costringerebbe a una campagna elettorale da svolgersi durante tutto il mese di gennaio con il risultato di un’inevitabile contrazione del diritto allo svolgimento di una serena campagna elettorale per non parlare del rischio di nevicate che diverrà estremamente elevato nei numerosissimi comuni montali e pedemontani della nostra regione”.

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COSA FARE?

Il consigliere regionale ribadisce, infine, che nel caso in cui le istituzioni non dovessero rispondere entro pochissimi giorni all’appello, il partito Sinistra Italiana “insieme a tutte le forze politiche che volessero aderire, avanzerà apposito ricorso straordinario al Presidente della Repubblica per impugnare il decreto di indizione delle elezioni regionali in quanto palesemente illegittimo per violazione di legge. Qualora le tempistiche processuali non fossero sufficientemente comprimibili al fine di evitare il danno dello svolgimento delle elezioni il 10 febbraio prossimo, il ricorso si renderebbe comunque necessario allo scopo di consentire l’accertamento specifico del danno erariale prodottosi al patrimonio della comunità abruzzese a causa dell’illegittimità denunciata e ciò proprio perché la norma violata è stata introdotta nell’ordinamento giuridico dal Parlamento per specifiche esigenze di contenimento della spesa pubblica”.

BUCCI

Proprio in queste ore dovrebbe essere partita la lettera che Maurizio Bucci, sindaco di Gamberale ha indirizzato al presidente della Regione facente funzioni Giovanni Lolli, al Ministero, al presidente del Consiglio Regionale Giuseppe Di Pangrazio e per conoscenza al presidente di Corte d’Appello Fabrizia Ida Francabandera. Nella lettera, la richiesta da parte di decine di sindaci soprattutto delle zone montane abruzzesi, di rinviare le elezioni del 10 febbraio ad aprile o maggio, per via delle probabili condizioni di maltempo vista la stagione invernale che impedirebbe a molti elettori di spostarsi per recarsi alle urne.

Nel testo di Bucci si legge infatti: “Tra i 100 Comuni più alti d’Italia ben 10 sono abruzzesi e in particolare in Abruzzo 31 Comuni sono localizzati oltre i 1.000 mt. slm, 14 oltre i 900 mt. slm e 30 oltre gli 800 mt. slm, altezze che ovviamente dimostrano come il territorio abruzzese sia per il 25% territorio montano e la cui popolazione residente raggiunge quasi i 75.000 abitanti. La data del 10 febbraio significherebbe anche che tutta la campagna elettorale nelle aree interne sarebbe fortemente penalizzata dalle condizioni meteo, quindi con l’esclusione di molti territori alla partecipazioni ai comizi elettorali. Garantire il diritto di voto a tutti gli elettori abruzzesi è sacrosanto e chiedere lo slittamento della data delle elezioni, evitando ulteriori polemiche o ricorsi, sia la cosa più logica da mettere in atto che prevarica ogni qualsiasi altra ragione di carattere politico o economico”.

TRE SETTIMANE PRIMA

Già un mese e mezzo fa, Bucci aveva scritto per conoscenza al ministro e al presidente della Corte d’Appello, a Lolli e a Di Pangrazio paventando la probabilità che il maltempo possa essere di ostacolo alle votazioni, ma la sua nota non ha mai ricevuto risposta. Da qui la decisione di raccogliere le adesioni di altri colleghi sindaci e riproporre la questione all’attenzione delle istituzioni. Riceverà risposta questa volta?

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