Un colpo di fortuna mescolato alla prontezza degli investigatori italiani ha permesso l'arresto di un 22enne egiziano adepto dell'Isis a Milano. La sua utenza italiana era finita in una chat di watsupp piena zeppa di criminali jihadisti che progettavano attentati “pronti a immolarsi”.
L'inchiesta antiterrorismo era stata avviata dalla procura dell'Aquila con il braccio operativo della Dda e della Digos della città abruzzese oltre a quelle di Teramo, Piacenza e del capoluogo lombardo e ricorda a molti smemorati di casa nostra che il tema legato all'Isis non è meno importante degli altri in cima all'agenda di governo.
Il passo successivo a questo punto, auspicando che su suolo italiano non si verifichi la “primizia”, è quello di intrecciare l'attività di prevenzione condotta dalle forze dell'ordine con il dossier migranti nella speranza di prevenire processi di radicalizzazione: una battaglia senza colore ideologico che deve essere condotta per la sicurezza di tutti e non con talune sciocche sottovalutazioni buoniste che potrebbero avere tragici frutti.
Il mescolamentto di terroristi ai flussi migratori è un dato di fatto, oggettivizzato da almeno un biennio dall'Interpol.
Più recentemente è stato il Commissario europeo all'immigrazione, Dimitris Avramopoulos, ad ammettere il segreto di Pulcinella: in occasione di in un'interrogazione scritta, del 25 giugno scorso, dall'eurodeputato ceco del Ppe Tomá Zdechovský, Avramopulos ha replicato che «in base ai dati di Europol, più di 200.000 persone hanno attraversato i confini europei in questo modo l'anno scorso. Gli esperti di sicurezza avvertono che queste pratiche sono una causa di entrata incontrollata di criminali e terroristi nell'Ue».
Un'ammissione di deficienze strutturali da un lato, rese ancora più gravi dai milioni stanziati per operazioni come Frontex e per altre relative alla sicurezza delle frontiere esterne all'Ue (Grecia e Italia su tutte); e dall'altro dal muro ideologico che specialmente in Italia è presente alla voce migranti-sicurezza.
Se ne sta accorgendo anche la Francia del “progressista” Macron, intenta a scaricare in terra italiana alcuni richiedenti asilo al confine, ma anche l'Austria del destrorso Kurtz non ha certo voglia di dare ascolto alle chiacchiere di chi, nel Belpaese, ha guadagnato parecchi denari da questo business che cela però torbidi rischi.
E'sufficiente osservare il perimetro di alcuni centri come ad esempio quello di Bari, che confina con i binari dell'alta velocità, per rendersi conto di fughe quotidiane di chi potrebbe benissimo radicalizzarsi, mescolandosi con la malavita locale per tirare su qualche soldo e contemporaneamente assicurarsi un voucher di libertà quotidiana per fare proselitismo nelle numerose moschee che in Italia non sono ancora completamente censite (piazza Vittorio a Roma ne è densa).
Se si tratta solo di luoghi di culto allora perché non farne una mappa precisa e trasparente?
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