“So di non sapere". Credo sia la citazione più vera e profonda che Socrate, filosofo ateniese e maestro di Platone, ebbe a pronunciare mettendo in discussione addirittura sé stesso.
Che proprio l'ultimo degli ignoranti non era. Ed io invece che ho ancora moltissimo da apprendere, cerco di imparare e di perfezionare la mia conoscenza, soprattutto della lingua italiana.
Ed allora, alla voce “ipocrisia", leggo la definizione che ne dà il dizionario Garzanti Linguistica: “simulazione di buoni sentimenti, di buone qualità o di buone intenzioni; mancanza di sincerità, falsità”.
Bene, continuo ad acculturarmi ancora, e leggo che, in Italia, L'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli è una delle tre agenzie fiscali (le altre sono l'Agenzia del Demanio e l'Agenzia delle Entrate) che svolgono le attività tecnico-operative che prima erano di competenza del Ministero delle finanze.
L'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, tra l'altro, assicura il regolare afflusso delle imposte che gravano sui tabacchi. Ogni anno lo Stato incassa circa 15 miliardi di Euro dalle “accise” (così si chiamano tecnicamente le imposte di fabbricazione e commercio sulle sigarette), ma poi ne spende circa la metà per assicurare cure terapeutiche a beneficio di coloro che vengono danneggiati dal fumo.
Lo Stato incoraggia, cioè, l'acquisto di un bene che gestisce in regime di monopolio (in modo da garantirsi un introito di rilevante entità, senza la concorrenza di nessun altro operatore economico), ma poi cerca di dissuadere la coltivazione di questo “vizio" attraverso campagne pubblicitarie dal fortissimo impatto sociale (pensate alle foto terroristiche sui singoli pacchetti…).
Il discorso su alcool e gioco, poi, non si discosta molto dal ragionamento appena fatto. Ed allora diciamoci la verità: lo Stato può contare ogni anno su alcune entrate pressoché costanti che ben poco hanno a che fare con scelte salutari, che pure vengono continuamente incoraggiate.
Ed una risposta a questa contraddizione, dopo attenta riflessione, sono riuscito finalmente a darmela. Si chiama ipocrisia.
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