La versione di Garpez: il lavoro prima di tutto


Nonostante possa sembrare strano, la legge dev'essere interpretata, non essendo sufficiente che venga scritta in maniera chiara


di Garpez
Categoria: La versione di Garpez
04/11/2018 alle ore 08:50

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Come recita un aforisma di Jean Giradoux (uno scrittore francese del secolo scorso) “Non esiste modo migliore di esercitare l'immaginazione che lo studio della legge. Nessun poeta mai interpreterà la natura così liberamente come un avvocato la verità”.

Fuor di sarcasmo, ciò vuol dire che, nonostante possa sembrare strano, la legge dev'essere interpretata, non essendo sufficiente che venga scritta in maniera chiara e precisa, perché le pieghe pratiche entro cui si muove ogni giorno ne richiedono un adattamento continuo.

Quest'opera di “modellamento" della norma al caso concreto consente di rendere il diritto più equo.

Ed infatti, sarà utile sapere a tutti gli imprenditori (piccoli, medi o grandi che siano) che anche i giudici della Corte di Cassazione hanno un cuore. O almeno quelli che hanno composto di recente la Terza Sezione Penale (la sentenza, per coloro che fossero interessati, è la n. 6737 del 2018, depositata lo scorso 12 febbraio).

In tempi di crisi e di tasse, gli ermellini hanno enunciato il principio di diritto secondo cui in tema di omesso versamento di ritenute fiscali, non può essere ritenuto sussistente l’elemento soggettivo del reato per l’agente che, a fronte di una crisi di liquidità, abbia consapevolmente scelto di far fronte agli adempimenti verso i lavoratori dipendenti, tutelati dalla Costituzione.

I Giudici di primo e di secondo grado avevano condannato un’imprenditrice che aveva preferito non mandare sul lastrico i propri dipendenti e le relative famiglie, utilizzando i soldi destinati a pagare imposte ed oneri allo Stato per il pagamento dei salari e degli stipendi.

La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha annullato tale condanna affermando che non poteva non incidere la crisi di liquidità in cui l’imputata, aveva trovato la società, in quanto sarebbe incostituzionale ritenere punibile l’imprenditore che omette il versamento delle ritenute fiscali, a causa di una crisi finanziaria e per far fronte ad improcrastinabili adempimenti verso altri creditori, quali i lavoratori dipendenti, pure tutelati dalla Costituzione, con particolare riferimento al diritto al lavoro e alla conseguente retribuzione.

Tale decisione si mostra perfettamente in linea con le esigenze di ragionevolezza del diritto, principalmente penale, ed offre un concreto aiuto nei confronti di tutti gli imprenditori che antepongono il bene dei propri dipendenti alle (spesso esose) richieste di denaro dello Stato.

Che il più delle volte viene puntualmente sperperato.

 

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