Ha preso il viavenerdì 19 ottobre il Festival della Laicità (giunto alla sua undicesima edizione). Il tema scelto quest’anno è “Sesso e società. Che genere di ingiustizie?”. Silvana Prosperi, presidente dell’associazione Itinerari Laici, in questa conversazione con Impaginato.it racconta storia, obiettivi e ulteriori dettagli sul tema principe di questa edizione.
Come nasce questa iniziativa e con quali finalità?
La nostra iniziativa è nata nel 2007 da un gruppo di persone aventi desiderio di mettere insieme un evento che parlasse in chiave moderna, contemporanea, di che cosa significhi voler rafforzare il campo della laicità in un Paese. Che cosa significa laicità? Significa capacità di confronto e dialogo per superare le posizioni estremiste. Abbiamo quindi scelto il metodo degli incontri tematici e ogni anno definiamo un argomento che attraverso il contributo dei nostri ospiti relatori, porti le persone a riflettere.
Il tema di quest'anno è “Sesso e Società, che generi di ingiustizie?”: come sarà analizzato?
Si parte dal rapporto tra la sessualità e la società nella quale poi si svolgono tali attività, il che sta a significare quanto stia cambiando anche il costume, ma sempre in una dimensione nella quale è necessario un approfondimento. Ad esempio, partendo dalla condizione femminile, su cui c’è ancora molto da indagare. Basti pensare al fenomeno del femminicidio, che ieri abbiamo affrontato con un nostro relatore, Stefano Ciccone, uno dei fondatori dell’associazione “Maschile plurale”. Con lui, abbiamo parlato della necessità di riflessione maschile sulle relazioni uomo-donna. Oggi, 20 ottobre, vi saranno altri incontri che verteranno sulle discriminazioni rispetto al reddito, la condizione pensionistica tra uomini e donne ma non solo. Analizziamo anche il rapporto tra corpo e arte. Alla fine di ogni incontro, il pubblico può partecipare, interagire con delle domande.
Geopolitica e interdisciplina: come declinare il concetto di laicità?
Questo è lo stesso titolo con cui abbiamo deciso di rappresentarci, definendoci Festival nel senso di incontro, Mediterraneo della Laicità. Che significa laicità? Proprio in senso geopolitico: superamento, per non cadere nella trappola dei fondamentalismi. Tutto ciò che radicalizza e contrappone crea lotte, un clima non pacifico, non di dialogo. Invece, essere laico significa essere credente, diversamente credente e anche non credente ma il tavolo comune è quello della dimensione culturale della libertà e del rispetto delle libertà nella responsabilità, in un percorso che è sempre di reciprocità.
Città metropolitana e megafono verso i Balcani: come evolve la figura di Pescara?
Pescara nel nostro statuto e nelle nostre dichiarazioni iniziali di dieci anni fa è stata definita proprio un crocevia tra Est e Ovest e per queste ragioni abbiamo avuto ospiti anche dell’ex Jugoslavia, i quali hanno attraversato momenti molto difficili per via delle guerre che hanno visto il loro Paese sanguinante. Ciò vuol dire che con una vocazione geografica, creiamo anche legami culturali e percorsi di dialogo e confronto. A tal proposito, devo ringraziare l’assessore alla Cultura Giovanni Di Iacovo che ci ha sempre sostenuti ed è anche parte attiva in quanto esponente di spicco di una giovane generazione di intellettuali; la direzione scientifica del professor Ferraris dell’università di Torino e il suo laboratorio ontologico che ci consente un arricchimento continuo di relatori di primissimo piano, nazionali e internazionali. Inoltre, mi lasci dire che è un grande riconoscimento quello che il Festival ha da diversi anni, ossia un progetto culturale degno di essere sostenuto a livello nazionale dall’8x1000 della Tavola Valverde che ci rende totalmente autonomi e indipendenti anche finanziariamente. Con un piccolo sostegno facciamo davvero tanto.
Quanto è strutturata la laicità in Italia? Crede sia stata strumentalizzata o accarezzata dalla politica?
La politica da parecchi lustri in Italia non si occupa di mettere, come dire, la dimensione culturale laica in primo piano. È sempre stato così quando in un Paese in cui i diritti sono e rimangono fortemente conculcati. Basti pensare a come ci sia voluto un decennio perché le unioni civili divenissero una legge e ancora oggi quanto dibattito sul testamento biologico, quanta necessità ancora di concepire nella libertà dell’altro non una minaccia per chi ha opinioni diverse ma naturalmente una necessità di tentativo. Gli ultimi tempi in cui l’Italia ha dimostrato di avere un Parlamento decisamente laico sono stati tempi in cui l’Italia ha avuto una legge sul divorzio, che non significava assolutamente dover divorziare, ma uno strumento a disposizione di chi non ritenesse il matrimonio indissolubile. Così come lo è stata, ad esempio, la difesa della legge 194 sull’interruzione di gravidanza volontaria, che ha visto la donna protagonista nella propria libertà di maternità. Anche lì, non è mai un obbligo abortire ma così si riconosce alla donna la possibilità di essere in una condizione di non definire il proprio stato, come uno stato di maternità. La maternità è una scelta e perché lo sia, le donne oggi hanno da tanto tempo contraccettivi a disposizione e trasformano una gravidanza in un progetto di maternità oppure no. Questo significa laicità, rispetto nella responsabilità, rispetto delle opinioni altrui. Le opinioni posso essere diverse, le dobbiamo rispettare e l’importante è che non siano mai lesive di altri.
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