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Il problema, per chi crede che siano le imprese che fanno girare mercato, lavoro e comunità, non è tanto il rapporto del premier Conte con il prof. Guido Alpa o se di manina o svista si tratti: ma diametralmente un altro.
Quanti soldi si intendono investire per sgravare fiscalmente le imprese che, così, possono assumere e combattere la disoccupazione in Italia? E quanti per impedire gli scherzetti relativi alla delocalizzazione che lasciano i nostri con un pugno di mosche in mano?
E quanti per ammodernare un paese stanco e lento, dove l'alta velocità è spesso solo sulla carta al centrosud e dove l'europartita della logistica applicata ai porti la stiamo drammaticamente perdendo?
Sono questi i punti centrali che toccano l'economia di oggi e di domani, sono questi gli elementi che ad esempio hanno portato altri paesi dell'area euro colpiti dalla crisi post Goldman (Spagna e Portogallo) a indebitarsi ma per fare le infrastrutture, non per distribuire prebende.
In Spagna ci sono due circuiti di Motomondiale e Formula 1, le tasse basse alle squadre di calcio permettono lo sviluppo di un indotto favoloso, l'alta velocità è standard, Madrid, Valencia e Barcellona riescono a catalizzare turismo 12 mesi su 12 mentre a Roma, per dirne una, si litiga ancora sulle foto con i centurioni e nessuno dice una parola sulle guide abusive che fanno un danno al Comune e alla nostra cultura, mentre per chi sceglie sciaguratamente auto o bus da Fiumicino la via crucis sul raccordo è assicurata.
Insomma, da qualsiasi lato la si voglia vedere, nel rispetto delle idee di tutti, il problema è davvero un altro.
E non sarà certo un condono o come lo si vorrà chiamare a dover influenzare un percorso che deve avere una sola meta. Lo sviluppo futuro, il lavoro da creare anche grazie ad un elemento di cui non si parla più: la riforma della giustizia amministrativa e di quella legata al lavoro, per abbattere tempi e costi di due favolose zavorre che impediscono all'Italia di essere terreno appetibile per nuovi business. (fdp)
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